Mario Draghi al Quirinale, Salvini lo candida. La reazione del premier: “Completerò il mio lavoro”

Draghi sicuramente sarebbe il nome su cui un’ampia maggioranza potrebbe convergere, per ora solo Giorgia Meloni si è detta contraria, ma il senso del dovere potrebbe prevalere e il premier potrebbe decidere di saltare il giro della scala al Colle e terminare il suo lavoro a palazzo Chigi. Si tratta di ipotesi, scenari indefiniti, che tuttavia, seguendo questa linea, porterebbe a una lunga trattativa tra partiti per trovare il nome da far succedere a Mattarella.

Con Draghi fuori dai giochi le possibilità che centrodestra e centrosinistra (benché Salvini dica che abbia una lunga lista di candidati) trovino la soluzione condivisa fa presagire lunghe riunioni e caminetti interminabili. Anche perché la soluzione di un bis per Mattarella è stata esclusa dal presidente stesso. L’inquilino del Colle, ricordando Antonio Segni nei 130 anni dalla nascita, ha chiaramente sposato la convinzione del suo predecessore, contrario al doppio settennato, tanto da rilevarne la necessità di inserire il diniego nella Costituzione.

Partita chiusa? Non proprio, l’ipotesi di un mandato a tempo, entro i nove anni – arco temporale concesso per il mandato più lungo delle alte cariche dello Stato, quello del presidente della Consulta – potrebbe essere, filtra da parlamentari di esperienza, un compromesso per portare a termine le riforme del Recovery, mette in sicurezza il Paese e andare ad elezioni. Una forzatura che difficilmente Mattarella accetterebbe se non ci fosse in ballo la stabilità dell’Italia. In questo modo però sarebbe lui a guidare la formazione del governo nel 2023 e con il nuovo esecutivo si potrebbe eleggere il capo dello Stato con il Parlamento ridisegnato dal taglio dei parlamentari. Poco più di un anno per avere Draghi poi con le mani libere. Il precedente c’è, quello di Napolitano che rispose presente quando la politica non riuscì a trovare quel raccordo, che l’elezione di un presidente richiede.

Tornando all’ipotesi più gettonata – anche tra diversi ministri interpellati- , quella che Draghi resti alla guida di questa maggioranza – frizioni permettendo – a quel punto, è l’auspicio in Ue, per il ruolo che si sta ritagliando e per lo spazio in termini di credibilità e autorevolezza che sta guadagnando, potrebbe anche guardare al posto di commissario UE, che Ursula von der Leyen lascerà libero nel 2024. E in Italia? L’ambizione è quella di eleggere una donna. Un auspicio che lo stesso Mattarella non ha mai negato.

IL TEMPO

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