Pensioni, sull’ addio a Quota 100 tutti d’accordo: “Priorità a donne e lavori usuranti”

Per il responsabile economico del Pd, l’ex viceministro Antonio Misiani, «terminata Quota 100, dal 2022 è necessario introdurre un meccanismo diverso, più equo e sostenibile, rafforzando gli strumenti di flessibilizzazione dell’età di pensionamento per favorire i lavori usuranti e gravosi. Particolare attenzione – spiega – va prestata ai carichi di cura delle donne. E poi siamo a favore dell’introduzione di una pensione di garanzia per i giovani per tutelare chi ha carriere contributive discontinue».

Fi: no alle quote

Chi non ne vuol sapere di quote, né Quota 41 né una nuova soluzione legata ai 62 anni, è Paolo Zangrillo, capogruppo di Forza Italia in Commissione Lavoro alla Camera. Che spiega: «Sulla riforma delle pensioni sono d’accordo col segretario della Cisl Sbarra. La prossima riforma deve essere equa e sostenibile. Occorre tener conto del contesto generale e prendere atto che non tutti i lavori sono uguali, e poi c’è il tema donne, col problema delle carriere discontinue legate alla maternità. Più che fissare dei nuovi paletti o nuove quote occorre segmentare il mondo del lavoro, tener conto delle aspettative di vita e dare risposte ai problemi specifici. Scorciatoie come Quota 100 non servono. Quanto alla sostenibilità – conclude Zangrillo – dobbiamo fare i conti con la realtà e valutare le compatibilità finanziarie evitando di scaricare altri costi sulle generazioni future dopo quelli pesantissimi legati al Covid».

Esperti divisi

E gli esperti, invece, cosa dicono? Per il presidente di Itinerari previdenziali Alberto Brambilla Quota 100 si può superare introducendo Quota 102 (68 anni più 34 di contributi) senza bisogno di prevedere penalizzazioni, «questa soluzione, infatti, è più conveniente di quota 41» e poi «occorre separare assistenza e previdenza per dimostrare una volta per tutte che la nostra spesa non arriva al 17% del Pil ma sta 5 punti sotto e quindi è allineata alla media europea». Secondo Giuliano Cazzola, invece, «la cosa migliore è non fare nulla, lasciare le cose come sono» e semmai allargare un poco le maglie dell’Ape sociale. Il dibattito è aperto, ed è solo all’inizio.

LA STAMPA

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