Csm e verbali Amara: tutti i punti oscuri dell’ennesima storia di veleni tra toghe

Se però un pm si sente in dovere di consegnare del materiale così scottante a un “consigliere del Csm che conosceva”, viene spontaneo pensare che probabilmente nel suo ufficio – nella procura di Milano, in questo caso – ci sia stato qualche problema. Davvero qualcuno non voleva approfondire il contenuto dei verbali di Amara e quindi non dava risposte a Storari? Sarà il Csm a ricostruire e il pm che ha consegnato il plico a Davigo si è detto pronto a riferire nel merito. Dopo il caos del processo Eni-Nigeria – nel quale gli indagati sono stati assolti – sulla procura guidata da Francesco Greco si abbatte l’ennesima tempesta. Tra i pm, scrive l’Ansa, c’è chi sostiene che l’indagine che Storari voleva portare avanti sarebbe stata bloccata per non inficiare il processo in corso sulla vicenda Eni-Shell/Nigeria. Allo stesso tempo, altri nei corridoi della Procura sostengono che la ‘autotutela’ invocata dal pm prevede, invece, dei precisi passaggi formali che in questo caso sarebbero stati saltati con la diffusione di interrogatori secretati.

Intercettato dai cronisti, però, il numero uno dei pm milanesi si affretta a gettare acqua sul fuoco. “Ma quale spaccatura?”, risponde a chi gli chiede dell’aria che si respira in questi giorni nelle stanze della procura. Intanto però il procuratore di Brescia Francesco Prete sta visionando gli atti per valutare l’apertura di un fascicolo conoscitivo in merito alla vicenda. La Procura di Brescia ha competenza sui magistrati milanesi. 

Ma torniamo ai verbali di Amara. Tra una pagina e l’altra compaiono anche dei riferimenti a Sebastiano Ardita, consigliere del Csm, che con Davigo aveva fondato la corrente Autonomia&Indipendenza. Negli ultimi tempi, come ha evidenziato il Riformista, i rapporti tra i due non sono più buoni. Non è dato sapere il perché. Secondo le tesi, non riscontrate, di Amara anche Ardita farebbe parte di questa fantomatica loggia, di cui nessuno sembra conoscere l’esistenza. Per Di Matteo queste affermazioni sono “palesi calunnie”. Il noto magistrato antimafia spiega: “La loro falsità è facilmente riscontrabile. L’illecita diffusione di quei verbali anche all’ interno del Consiglio superiore rappresenta un vero e proprio dossieraggio volto a screditare il consigliere Ardita e a condizionare l’attività del Csm”.

A ogni modo, cosa accade dopo che Davigo entra in possesso di questi verbali? L’ex pm di Mani Pulite oggi si limita a dire che, a suo tempo, ha “informato chi di dovere”. E poi continua: “Cosa deve fare un pm (il riferimento è a Storari, ndr) se non gli fanno fare ciò che deve, cioè iscrivere la notizia di reato e fare indagini per sapere se è fondata?”.

A questo punto, però, la questione esce fuori dal Csm. Quelle carte che a Palazzo dei Marescialli sarebbero anche potute arrivare, ma sarebbero dovute rimanere lì dentro, al più essere consegnate a una procura, escono e vanno nelle mani di alcuni giornalisti. I quali, notando l’assenza della firma in calce ai verbali, si insospettiscono e decidono di non pubblicare il contenuto degli atti. Ma come arrivano fino alla stampa? Per aver mandato i plichi ad alcuni giornalisti è indagata Marcella Contrafatto, funzionaria del Csm e assistente di Davigo, fino a quando, prima del pensionamento, è rimasto consigliere. L’istituzione di Palazzo dei Marescialli l’ha sospesa alla notizia dell’inchiesta. La funzionaria, che sarebbe vicina alla pensione e già da qualche tempo era assente dal lavoro, si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti ai pm. Ha fatto tutto di sua iniziativa? Lo chiarirà la procura che stanno indagando, ma certamente questo passaggio ha contorni ben poco definiti. Ed è un altro macigno che si abbatte sulla credibilità del Csm, che ora dovrà essere pronto a ricostruire ogni tassello degli eventuali profili disciplinari di questa storia. Per capire cosa è successo davvero.

A metà pomeriggio il vicepresidente del Csm, David Ermini, interviene a tutela dell’organo di autogoverno delle toghe: il Consiglio superiore della magistratura, dice, ”è del tutto estraneo” alle vicende riferite oggi da diversi quotidiani. “Non solo è del tutto estraneo a manovre opache e destabilizzanti, ma è semmai obiettivo di un’opera di delegittimazione e condizionamento tesa ad alimentare, in un momento particolarmente grave per il Paese, la sfiducia dei cittadini verso la magistratura. Auspico la più ferma e risoluta attività d’indagine da parte dell’autorità giudiziaria al fine di accertare chi tenga le fila di tutta questa operazione”.

L’HUFFPOST

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