La trincea debole dei no vax è un confine culturale



Oltre a tutto, ascoltando i virologi , un orecchio un po’ allenato era in grado di distinguere gli scienziati seri e quelli meno seri. Ad esempio, chi si mette a fare affermazioni apodittiche, perentorie, sull’andamento futuro della malattia senza nemmeno aggiungere un «forse» o un «può essere che», ha l’aria più dello stregone che dello scienziato. È pessima divulgazione trasformare in asserzioni dogmatiche le indicazioni probabilistiche ricavabili dalla ricerca.

Tra i fattori non contingenti , diciamo così «strutturali», ci sono certamente quelli che , da sempre, contribuiscono a fare di tanti italiani (anche diplomati e laureati) persone afflitte da analfabetismo scientifico, persone che non hanno la più pallida idea di cosa sia la scienza . Il principale imputato è il sistema educativo. Un tempo si sarebbe detto che la causa di quelle carenze consistesse nel predominante orientamento umanistico-letterario dei nostri curricula scolastici. Inadatti a valorizzare le vocazioni scientifiche e anche, più semplicemente, a mettere le persone in grado di comprendere in che cosa consista il metodo scientifico. Questa classica osservazione sul nostro sistema educativo vale ormai fino a un certo punto . A causa della decadenza, documentata, ad esempio, dai risultati dei test Invalsi, e che coinvolge molte scuole — anche se fortunatamente non tutte — degli stessi percorsi umanistici (Dante chi?). In ogni caso, la scuola, di ieri come di oggi, non fornisce, se non a pochissimi, gli strumenti necessari per fare i conti con la scienza e i suoi risvolti applicativi, per comprenderne le implicazioni.

Tutto ciò influenza negativamente gli atteggiamenti della classe dirigente. Poiché essa si forma, per lo più, nelle stesse scuole in cui si sono formati gli altri italiani, è spesso altrettanto a digiuno di scienza. Anche la maggior parte dei politici ne sa poco o nulla. Però è anche vero che la politica è, per definizione, opportunista: se gli elettori mostrano di tenere in conto la scienza, allora i politici li seguono. Ma è raro che ciò accada. È un circolo vizioso: il sistema educativo non incentiva l’interesse del pubblico per la scienza , la politica registra questo fatto e vi si adatta, non ha interesse a spezzare il circolo.

Forse hanno davvero ragione gli ottimisti: con queste premesse, il 12 per cento di no vax, più una fascia di indecisi, non è molto. Potrebbe andare peggio.

CORRIERE.IT

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