Draghi cambia piano: dal 2022 solo Pfizer e Moderna

ilario lombardo paolo russo

È abbastanza certo ormai che il destino del vaccino Johnson&Johnson sarà lo stesso di AstraZeneca. Dopo i pochissimi casi di trombosi rilevati negli Stati Uniti e la sospensione decisa dalle autorità americane, fonti del governo italiano confermano che l’orientamento immediato è di circoscriverne l’uso solo agli over 60, come una settimana fa, a livello europeo, era stato deciso per il siero di Oxford. Ma c’è anche un’altra notizia che emerge dalle preoccupazioni sullo stop a J&J, e che coinvolge la famiglia dei farmaci anti-Covid alla quale appartiene. Si chiamano vaccini a vettore virale: AstraZeneca, J&J e Sputnik. Tutti e tre finiti nella bufera di questi giorni di ansie e incertezze, i primi due per motivi scientifico-sanitari, il terzo anche per ragioni geopolitiche. Secondo quanto è venuta a conoscenza La Stampa da una fonte del ministero della Salute, la Commissione europea, d’accordo con i leader di molti Paesi, avrebbe deciso che alla scadenza dei contratti validi per l’anno in corso non saranno rinnovati quelli con le aziende che producono vaccini di questa tipologia. Si vuole puntare tutto sui sieri a Rna messaggero, che trasporta le istruzioni per la produzione della proteina Spike utilizzata dal coronavirus, permettendo così all’organismo di produrre anticorpi specifici e di immunizzarsi. Sarebbe il trionfo di Pfizer e Moderna, che fino ad ora hanno dato più sicurezza (anche sul fronte contrattuale, dicono nel governo) mentre verrebbero penalizzati AstraZeneca, J&J, già autorizzati dall’Ema, Sputnik, che ancora deve ricevere il via libera, ma anche il vaccino made in Italy, in fase di sperimentazione, ReiThera. In fondo, il presidente del Consiglio Mario Draghi aveva già avvertito in conferenza stampa che l’Ue non avrebbe replicato l’errore di firmare contratti senza vere garanzie, specificando che «i prossimi saranno fatti meglio».

Intanto tra ministero della Salute, struttura commissariale e Palazzo Chigi si è discusso dei possibili impatti sul piano vaccinale della frenata su J&J, che gode dell’indubbio vantaggio di essere monodose. Secondo quanto sostiene la stessa multinazionale Janssen, il time out, deciso «in via precauzionale», dovrebbe durare un paio di giorni. Già oggi l’azienda fornirà alla Fda e all’agenzia europea Ema alcuni dati che farebbero meglio capire la connessione tra l’antidoto e i sei casi di rare trombosi cerebrali riscontrate negli Usa a fronte di quasi sette milioni di somministrazioni. Il problema è sempre quello che ha spinto molti Paesi europei, tra i quali l’Italia, a indirizzare solo verso gli over 60 l’altro vaccino che utilizza il meccanismo del vettore virale, quello di AstraZeneca.

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