Draghi tra europeismo e pragmatismo

Alberto Quadrio Curzio Economista, presidente emerito Accademia dei Lincei

ROME, ITALY - MARCH 19: Italian Prime Minister Mario Draghi speaks during a press conference to present...
ROME, ITALY – MARCH 19: Italian Prime Minister Mario Draghi speaks during a press conference to present financial stimulus plans (Support Decree), amid the Covid-19 pandemic, on March 19, 2021 in Rome, Italy. The Prime Minister has said that he will increase this year’s deficit to support the country’s coronavirus-hit economy, extending furlough schemes, simplifying compensation procedures and strengthening income support. (Photo by Alberto Lingria/AM POOL/Getty Images)

Il 25 e il 26 prossimi si riunisce il Consiglio europeo dei capi di Stato o di Governo che con la Commissione europea detiene il potere decisionale della Ue. Nei giorni scorsi sembra tuttavia che le valutazioni e le decisioni di Governi nazionali dei tre più grandi Paesi Europei (Germania, Francia e Italia) scavalchino (e in parte critichino) la Commissione. In questa direzione andrebbe la decisione della Germania, alla quale si sono poi associate Francia e Italia, di sospendere le vaccinazioni con AstraZeneca in attesa di una verifica sulla non pericolosità da parte di Ema. Anche la successiva dichiarazione della cancelliera Merkel che la Germania potrebbe usare il vaccino russo Sputnik è stata valutata come un distacco dal metodo comunitario. Così come è stata valutata la recente conferenza stampa del presidente Draghi nella quale ha prefigurato un possibile uso di Sputnik e più in generale un criterio pragmatico di decisione nazionale dove la Commissione fosse lenta o inattiva.

Germania più Francia. E adesso Italia

Si è così circoscritta l’affermazione di Draghi che nella conferenza stampa (come nel discorso al Parlamento per la fiducia) ha chiaramente ribadito “l’europeismo e l’atlantismo” dell’Italia. Come si combinano allora le due affermazioni?

È noto che l’Ue è un sistema politico-istituzionale molto complesso ovvero in parte comunitario ed in parte intergovernativo. Forse è meno chiaro che nella storia della Ue ci sono state decisioni intergovernative ibride (quindi non quelle del Consiglio o degli eurovertici) che hanno risolto urgenze e spinto poi una accelerazione comunitaria. In particolare i due grandi Paesi (Germania e Francia) spesso hanno improntato, in modo non sempre convincente, tutta la politica della Ue. Il loro trattato di Aquisgrana del gennaio 2019 (che riprende e completa il Trattato dell’Eliseo del gennaio 1963) è l’espressione di una cooperazione ibrida super rafforzata.

Se adesso anche l’Italia entrasse in tale cooperazione ibrida super rafforzata sarebbe utile anche per l’Europa. Perciò nel blocco delle vaccinazioni di AstraZeneca, la scelta di Draghi di affiancarsi con Macron alla decisione di Merkel, oltre a essere opportuna per la tutela della salute pubblica, è stata utile anche per ragioni politiche europee. Infatti in tal modo (e non solo per questo) l’Italia è entrata nella cabina di regia europea evitando anche che una scelta solitaria delle Germania “spaccasse” davvero l’Unione. Quindi il metodo comunitario non è stato delegittimato in quanto Ema ha avuto la parola finale confermata dalla Commissione.

Non smentire il metodo comunitario

Anche la decisione del presidente Draghi di bloccare l’esportazione di una partita di AstraZeneca, pur essendo in linea con le norme Ue, è stata nazionale, ma ha anche avuto un effetto comunitario. Infatti adesso la presidente von der Leyen ha detto ufficialmente e duramente che le aziende che producono nella Ue e che non rispettano i contratti subiranno blocchi dell’export.

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