Lockdown a Pasqua, Cts: weekend in zona rossa, ma il governo frena. Stato d’emergenza, ipotesi proroga a settembre

di Marco Conti

La curva dei contagi non accenna a calare, soprattutto in Lombardia, qualche novità potrebbe arrivare tra domani e dopo, ma pare tramontata la stagione dei Dpcm quotidiani. D’altra parte il Comitato tecnico scientifico è un organo consultivo ed è improprio trasformare i pareri – destinati al ministero della Sanità – in decisioni già assunte dal governo che invece si muove con cautela, attenzione per i tempi e con un occhio soprattutto alle vacanze pasquali che potrebbero rappresentare la prima occasione di “fuga di massa”.

L’obiettivo

Malgrado un certo agitarsi di esperti e virologi, per sapere se qualcosa realmente cambierà si dovrà quindi attendere la consueta riunione del venerdì nella quale il ministro della Salute Roberto Speranza fornisce i dati settimanali, si procede allo spostamento nelle fasce delle regioni che superano i parametri sempre con il necessario preavviso e si valuta l’adozione di ulteriori misure.

Nel parere del Cts – fornito dai Ventisette dopo tre ore di riunione – si leggono varie proposte restrittive e anche se si dice di voler mantenere lo schema delle fasce e si esclude il lockdown nazionale, la somma dei suggerimenti di fatto molto vi somiglia e ha come obiettivo anche le vacanze pasquali che potrebbero risultare – complice il bel tempo – un’occasione non da poco per spostamenti tra regioni. L’allarme è anche del presidente dell’Anci Antonio De Caro: «Servirebbe evitare che durante le feste qualcuno si possa spostare e aumentare i contagi». Il Cts suggerisce di fatto al ministro Speranza di abolire la zona gialla per la quale si chiede un deciso rafforzamento delle misure restrittive a cominciare dalla chiusura dei locali pubblici. Inoltre si propongono fine settimana rossi per tutti come è accaduto a Natale e l’istituzione in automatico delle zone rosse appena si supera la soglia dei 250 casi su 100 mila. Salterebbe quindi la discrezionalità delle singole regioni e la possibilità di chiusure provinciali, che però i presidenti non sembrano disposti a mollare. Per le zone rosse provinciali niente deroghe e quindi chiusura non solo delle scuole ma anche dei locali pubblici.

A preoccupare gli esperti non è solo la situazione delle terapie intensive, ma soprattutto la velocità con la quale si diffonde la variante inglese del virus e da qui la necessità di riattivare il tracciamento. L’ultimo Dpcm è però di una decina di giorni fa e nel governo c’è chi fa notare che gli effetti delle misure in esso contenute – come le scuole chiuse anche se in fascia gialla – hanno bisogno di tempo per produrre effetti. Ovviamente anche il Cts sottolinea l’urgenza di accelerare la campagna vaccinale il cui andamento lento dovrebbe consigliare – sostengono – un irrigidimento delle misure di contenimento. Il Comitato – come sette giorni fa – torna a proporre la linea dura, considerando la curva in rialzo dei contagi e gli ospedali in sofferenza con le terapie intensive al di sopra della soglia critica in tante regioni. Restrizioni e chiusure per limitare i contatti interpersonali perchè, a giudizio del Cts, le misure attualmente in vigore non bastano. 

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