Anticorpi monoclonali contro il Covid, via ai test sull’uomo in Italia. Rappuoli: «Potrebbero farci guarire in 3-4 giorni»

di Jacopo Storni

Dall’estate si potrà forse guarire dal Covid-19 con una semplice iniezione intramuscolare, fatta in ospedale, a casa o dal medico.

Una volta che il liquido della fiala sarà iniettato, basteranno tre o quattro giorni per guarire e sconfiggere il Coronavirus.

Sarà possibile grazie all’anticorpo monoclonale della Fondazione senese Toscana Life Sciences, realizzato in laboratorio da un team di una ventina di ricercatori, perlopiù donne e quasi tutte italiane, che sono al lavoro su questo farmaco rivoluzionario da un anno, da quando cioè il Covid 19 fece tappa a Codogno, per la prima volta in Italia. Da allora la ricerca in questi laboratori avveniristici nella periferia di Siena non si è mai fermata, sotto la supervisione del dottor Rino Rappuoli, microbiologo, coordinatore scientifico del Mad Lab di Fondazione Toscana Life Sciences.

Il farmaco monoclonale è l’unico italiano e si è dimostrato molto potente (studi in vitro e in vivo), al punto che potrebbe servirne una quantità di molto inferiore a quella utilizzata dall’allora presidente Usa Donald Trump.

L’anticorpo è inoltre capace di combattere anche le varianti inglese, sudafricana e brasiliana.

Ma cosa sono gli anticorpi monoclonali? A spiegarlo con estrema semplicità è lo stesso dottor Rappuoli: «Gli anticorpi sono sostanze naturali prodotte dal nostro organismo. Noi non abbiamo fatto altro che selezionare gli anticorpi prodotti dai pazienti guariti, riprodurre in laboratorio quelli più potenti, fino a passare alla produzione industriale che li rendono un medicinale da reiniettare nelle persone».

In questi giorni, sono in corso i primi test sull’uomo per verificarne la sicurezza e, dice Rappuoli, «nel giro di un mese ci aspettiamo i primi dati sulla sicurezza», mentre «verso maggio-giugno i primi dati sull’efficacia», e, compatibilmente, il farmaco potrà essere messo a disposizione del Servizio sanitario nazionale a partire dall’estate.

Certo è che si tratta di un farmaco molto costoso, lascia intendere Rappuoli, «ma noi abbiamo cercato di sviluppare un farmaco molto potente così che sia possibile averne dosaggi inferiori a prezzi accessibili».

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