Roberto Battiston: “Contro le varianti Covid lockdown chirurgici”

Roberto Battiston, president of Italy's Space Agency, speaks at the European Space Operations Center,...
Roberto Battiston, president of Italy’s Space Agency, speaks at the European Space Operations Center, in Darmstadt, Germany, 06 August 2014, on occasion of Rosetta spacecraft completing successfully its orbit insertion with comet 67P/Churyumov-Gerasimenko. After a decade-long journey through space, ESA’s Rosetta has become the first spacecraft in history to rendezvous with a comet. In November 2014 Rosetta will release the Philae lander to land on the comet. (Photo by Horacio Villalobos/Corbis via Getty Images)

Contro le varianti servono lockdown locali, mirati. Il professore Roberto Battiston li definisce “chirurgici”. “Siamo su un crinale molto rischioso, una situazione malsana”, sottolinea il fisico, già presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. L’epidemia è in una fase segnata da una decrescita lentissima, “nella quale non possiamo restare ancora per molto, perché può portare a molti altri morti”. Il lockdown generale “è un’azione politicamente e socialmente difficile da realizzare, ma potrebbe non essere necessaria”. Meglio ragionare su scala locale e, soprattutto, “intervenire subito”. Ancora una volta, si pone l’esigenza di prevenire, non inseguire il virus.

La variante inglese spaventa, “ma c’è anche quella brasiliana”, avverte Battiston. Lo insegna il caso dell’Umbria, con la provincia di Perugia stretta nella morsa di quella brasiliana, mentre la provincia di Terni si trova decisamente in condizioni migliori. “Un laboratorio, l’Umbria”, cui guardare per capire come fare per intervenire in modo differenziato sui focolai.

Il fattore determinante è il tempo. “La battaglia si vince circoscrivendo immediatamente la zona in cui il virus si sta diffondendo”, puntualizza Battiston. Per farlo, prima e meglio, per agire nella maniera più tempestiva possibile, servono i numeri rilevati su scala provinciale e quando possibile, su scala comunale, almeno per le aree comunali medio grandi. “I dati ci sono per le province: per i comuni occorre farli emergere, quindi serve uno sforzo maggiore”, fa notare il fisico trentino, invitando a “usarli in modo intelligente, è il momento di sfruttarli al massimo” perché “i dati sovente ci sono, ma spesso non vengono utilizzati in modo coerente: le informazioni che contengono sono importantissime per capire quello che sta accadendo e prevenire l’avanzata del virus”.

Ecco, cosa sta accadendo? Sulla base delle evidenze rilevate dall’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità sulla variante inglese, il fisico e presidente dell’Accademia dei Lincei, Giorgio Parisi, vede profilarsi all’orizzonte “una grande tempesta”. Per Battiston in gran parte del Paese, “siamo nel pieno della seconda ondata”. Nuovi contagiati e morti sono ancora troppi.

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