Coronavirus Vaccini, Arcuri resta (ma ridimensionato). Il nodo degli acquisti delle regioni

di Lorenzo Salvia

Coronavirus Vaccini, Arcuri resta (ma ridimensionato). Il nodo degli acquisti delle regioni

Con il cambio di governo, e l’ingresso nella maggioranza di Forza Italia e Lega, in molti volevano farlo fuori. Da giorni si rincorrevano le voci sulla sua possibile sostituzione con Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile, oggi consulente della Regione Lombardia per il piano vaccinale. Ma alla fine il commissario all’emergenza Domenico Arcuri dovrebbe rimanere al suo posto. Almeno fino alla fine dello stato d’emergenza, al momento fissata al 30 aprile, al quale è legato il suo mandato. Ridimensionato nelle sue funzioni ma non cacciato. «Se garantisce i vaccini come ha fatto con l’apertura delle scuole e le mascherine, aiutarlo sarà un dovere », come dice maliziosamente il segretario della Lega Matteo Salvini. Ed è proprio in quella parola, «aiutarlo», la chiave per capire cosa è successo e cosa potrebbe succedere.

Al commissario Arcuri dovrebbe restare l’approvvigionamento dei vaccini e, con ogni probabilità, anche la distribuzione tra le regioni. Alla Protezione civile, invece, spetterà la somministrazione che proprio in queste ore ha superato quota 3 milioni. E che quando le dosi saranno finalmente disponibili in grandi quantità, ragionevolmente da aprile in poi, diventerà un’operazione di massa e quindi complessa. Del resto la Protezione civile nasce proprio per interventi del genere, per coordinare pezzi diversi dello Stato, dai militari ai medici passando per i volontari. Come nei terremoti. Un cambio in corsa per la fase di approvvigionamento e di distribuzione, pure esaminato, alla fine dovrebbe essere scartato. E questo perché ci sarebbe un’inevitabile fase di assestamento nel passaggio delle consegne che finirebbe per rallentare la campagna invece di accelerarla. Lo stesso può dirsi di un cambio in corsa per la figura del commissario.

Alla fine i vantaggi della continuità hanno avuto il loro peso. E Arcuri, che naturalmente si è messo a disposizione del nuovo governo, lo sa bene. In Invitalia — l’agenzia per lo sviluppo delle imprese, controllata dal ministero dell’Economia — è arrivato come amministratore delegato nel 2007. Da allora Arcuri ha attraversato nove governi, con maggioranze molto diverse fra loro: dal secondo Prodi al quarto di Berlusconi, da Monti a Renzi, passando per Letta e Gentiloni, i due Conte, fino al giorno d’oggi. A chi ci ha parlato in queste ore ha detto «Primo sopravvivere», che poi è il motto di un altro grande navigatore della politica, Dario Franceschini.

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