Covid e obbligo tamponi alla frontiera, al Brennero mille tir in coda

di RITA BARTOLOMEI

Brennero – Quaranta chilometri di tir in coda al Brennero. Le nuove regole anti Covid imposte da Germania e Austria  agitano la politica almeno quanto la chiusura degli impianti da sci. Mentre la Difesa garantisce banchetti per i tamponi rapidi, con A22 e azienda sanitaria di Bolzano,   il presidente di Conftrasporto-Confcommercio Paolo Uggè, in rappresentanza di 30mila imprese e 92mila camion, scrive al premier Draghi  “affinché questa situazione trovi quanto prima soluzione”.  

“A seguito della classificazione del Tirolo come zona ad altissimo rischio Covid – si legge nel documento – per gli autisti italiani diretti in Germania è stato istituito l’obbligo di presentare un test antigenico o Prc con esito negativo eseguito entro le 48 ore precedenti l’ingresso nel paese e, unitamente a ciò, l’obbligo di registrare su piattaforma on-line il proprio spostamento. Tale decisione, presa in modo del tutto improvvido e unilaterale dalle autorità tedesche, ha precipitato molte delle nostre imprese che effettuano trasporti internazionali in una situazione di caos e disorientamento. Dalle 3 di questa mattina la A22 del Brennero è stata chiusa al traffico pesante in direzione nord e più di 800 mezzi, transitanti lungo quell’importante arteria al momento della chiusura, sono stati dirottati verso Tarvisio“.  I tir, calcola più tardi Uggè, sarebbero arrivati fino a mille. Intanto la sanità militare, coordinata dal comando operativo di vertice interforze, è arrivata di rinforzo alla  Provincia di Bolzano per garantire i tamponi rapidi. Ieri pomeriggio su un migliaio di test svolti dall’azienda sanitaria dell’Alto Adige in collaborazione con la Croce bianca, un autista è stato trovato positivo. Il presidente di Conftrasporto si chiede: “Vorrei capire. Siamo solo noi quelli che possono portare il virus? E loro no? Mi pare una domanda semplice. Se i tamponi li fanno a noi, anche noi li dobbiamo fare agli autisti che arrivano da Austria e Germania”.  Nelle parole c’è il peso dei numeri. Coldiretti ricorda che dall’arco alpino transita “quasi la metà delle esportazioni italiane per un valore vicino ai 200 miliardi di euro di merci made in Italy dirette lungo la traiettoria del corridoio Scandivano-Mediterraneo (Austria, Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia e tre paesi dell’Est Europa, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca)”.

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