Lo spettro dei vaccini che agita il governo: “Copertura di massa quest’anno a rischio”

Enza Cusmai

La campagna vaccinale per operatori e Rsa parte a rilento e a macchia di leopardo. Tanto che il commissario Domenico Arcuri sprona le regioni e le esorta a vaccinare al più presto le categorie a rischio.

Ma chiede alle amministrazioni locali anche l’elenco dei siti dove si allestiranno i centri vaccinali in vista della fase due, cioè della vaccinazione di massa. Che dovrebbe partire a marzo ma che potrebbe slittare addirittura a giugno e chiudersi a fine anno senza aver raggiunto la famosa immunità di gregge tanto agognata. Le preoccupazioni legate a questo scenario poco rassicurante serpeggiano tra i tecnici del governo che si occupano del piano vaccinale. E sono proprio loro ad ammettere che conti non tornano perché su sei vaccini per cui la Ue ha stretto accordi di acquisto, solo due sono concretamente utilizzabili. E questo ha mandato a monte ogni più rosea previsione.

L’Italia, infatti, può contare attualmente solo su Pfizer e Moderna che possono garantire vaccini da consegnare entro dicembre 2021 solo a 30 milioni di italiani. Va da se che con il 50% di copertura nazionale non si garantisce l’immunità di gregge. Dunque, per non convivere con il Covid anche nel 2022, bisogna ottenere al più presto i rinforzi. Da Astrazeneca o da chiunque possa dare una mano al piano vaccinale. Altrimenti tutta l’organizzazione mastodontica che sarà messa in campo vincerà solo una battaglia e non la guerra. I numeri parlano chiaro: da Pfizer avremo in totale 40,2 milioni di dosi, di cui 13,8 entro marzo, 8,7 milioni nel secondo trimestre e 10,8 nel terzo trimestre dell’anno. Queste dosi copriranno circa 20 milioni di italiani. Poi c’è Moderna, che ha già stabilito il piano di distribuzione per il nostro paese che dovrebbe essere ufficializzato domani. Ma giorno più giorno meno, all’Italia arriveranno 21,2 milioni di dosi in tutto. La prima consegna arriverà verso il 20 gennaio ma è un lotto modesto, di un milione e 300 mila dosi. Bisognerà aspettare ad aprile per vedere altre 4,6milioni di dosi spalmate fino a giugno. In estate, cioè nel terzo trimestre, invece ne arriveranno circa 7milioni e 900 mila, mentre solo nel quarto trimestre, cioè da ottobre a dicembre, le dosi consegnate saranno 7milioni e 300 mila. In totale, fanno 61 milioni e 700 mila vaccini, necessari a immunizzare la metà degli italiani visto che per ogni individuo servirà la prima dose e il richiamo da somministrarsi dopo 21 giorni. In questo scenario, il sostegno del vaccino di Oxford, con 50 milioni di dosi previste, risolverebbero un problema che per ora resta irrisolto. C’è da sperare che Ema approvi al più presto la documentazione di Astrazeneca, che attualmente sta vendendo il suo vaccino a mezzo mondo. L’ Inghilterra farà da apripista nella distribuzione di massa e tra poche settimane si potrà capire se il vaccino funziona e con quale dosaggio. Ma è comunque una battaglia contro il tempo per sconfiggere il virus sempre più agguerrito che si può contrastare solo con gravi danni alle libertà individuali e all’economia.

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