Il fragoroso silenzio di Benedetto

di DAVIDE RONDONI

Il silenzio di Papa Ratzinger è una esplosione, una detonazione in mezzo a un mondo di chiacchiere e menzogne. Ed è solo l’atto più recente di un Papa rivoluzionario, che ha fatto arrabbiare gli estremisti laicisti e quelli religiosi richiamando il legame tra fede e ragione, che ha sorpreso un mondo di carrieristi rinunciando all’incarico di Papa, e ha scandalizzato i benpensanti dialogando con atei filosofi della scienza o scrittrici appassionate. Lo scandalo del suo silenzio, della sua debolezza in cui riconosce un segno di Dio, fa ancora più rumore essendo la sua parola e il suo ragionare stimato da fedeli e avversari come parola chiara, autorevole, mite e forte.

In questo mutismo, in questa difficoltà di parola, emersa nel recente incontro con i neoeletti cardinali, il Papa emerito vede un invito di Dio a se stesso a riscopire il valore del silenzio: “Il Signore mi ha tolto la parola per farmi apprezzare il silenzio”. In questa frase tocchiamo due vertigini, due abissi per così dire collegati, che si aprono uno dentro all’altro. Non si tratta, infatti, di un pur giusto elogio del silenzio, solo di un richiamo al valore del non parlare in una epoca che ci frastorna di chiacchiere, di ciance, di commenti a sproposito, persino su cose delicate e complicate come una pandemia. Tale richiamo certo è giusto, in un momento in cui specie sui media e sui loro cugini furbetti, i social, si odono a destra e a manca chiacchiere confuse, anche da parte di chi avrebbe il dovere di parlar poco e chiaro, come tanti scienziati in questa fase. E possiamo immaginare che abisso di umiliazione e di prova ci sia in questa privazione per un uomo come Joseph Ratzinger.

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