“Nessuna Regione si senta al sicuro”. Rapporto Iss: tutte a rischio alto

“Nessuna Regione è fuori pericolo – ha spiegato ad HuffPost una fonte – L’immagine che viene fuori è quella di un’Italia complessivamente a rischio perché un po’ ovunque sono state superate le soglie di occupazione dei posti in terapia intensiva e nei reparti di area medica”.

E anche le regioni rimaste in fascia gialla “devono attivarsi per cercare di ridurre la pressione sugli ospedali – ha aggiunto la fonte – si muovessero, non aspettassero. I servizi sanitari soffrono tanto al Nord, al Centro e al Sud. Quelli del Lazio, ad esempio, che è in area gialla, non stanno meglio di quelli della Lombardia, che è rimasta in area rossa”.

Tuttele Regioni e Province Autonome sono classificate a rischio alto di una epidemia sul territorio o a rischio moderato con alta probabilità di progredire a rischio alto nelle prossime settimane – informa il report – e due giorni fa 12 regioni avevano superato almeno una soglia critica in area medica o in terapia intensiva. Nel caso si mantenga l’attuale trasmissibilità, quasi tutte le Regioni hanno una probabilità maggiore del 50% di superare almeno una di queste soglie entro il prossimo mese. Complessivamente, dal primo all’11 novembre, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è salito da 1.939 a 3.081, mentre il numero di persone ricoverate in aree mediche è passato da 18.902 a 29.444.

Delle Regioni e Province Automome venti sono classificate a rischio alto e una a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese “configurando di fatto su tutto il territorio nazionale un rischio elevato di epidemia”.

La situazione è delicata e bisogna proseguire sulla strada del rigore. “Il numero dei casi di Covid-19 è salito a 650 per 100mila abitanti anche se questa settimana l’indice Rt sembra essere leggermente diminuito da 1.7 a 1.4 si trova comunque al di sopra di 1 e questo rappresenta solo un primo segnale della diminuzione della trasmissione del virus che potrebbe essere attribuito ai provvedimenti presi in tutto il Paese”, ha sottolineato Rezza, ribadendo la necessità di assumere ulteriori misure restrittive.

Che però, almeno per ora non riguarderanno le scuole. Nel pomeriggio, infatti, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, ha incontrato il Cts. Aveva chiesto lei la riunione per rivolgere agli esperti una serie di domande sui rischi di contagio nelle scuole e sulle conseguenze per gli studenti in caso di chiusure. Il Cts – a quanto si apprende – ha spiegato che le attuali evidenze confermerebbero un’incidenza più bassa nelle fasce di età più giovani, affermando inoltre che la chiusura prolungata delle scuole rischia di comportare ricadute psicologiche molto forti sugli alunni. “Complessivamente possiamo dire che la situazione è monitorata molto attentamente e non dimostra segnali di allarme particolare, quindi quello che si sta facendo nelle scuole è la strada giusta”, ha spiegato il professor Luca Richeldi, direttore di Pneumologia del Policlinico “Gemelli” di Roma e componente del Ctsdopo l’incontro. Dunque, secondo Richeldi, sul fronte scuola è esclusa la possibilità di nuove chiusure.

L’HUFFPOST

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