Lui e me va bene

di   Massimo Gramellini

Siamo un Paese sorprendente, dove un bambino di cinque anni scrive a Conte come se fosse Umberto Eco (il bambino, non Conte) mentre gli adulti che dovrebbero fronteggiare l’emergenza prendono le distanze dalla lingua italiana oltre che da sé stessi. L’ultimo capolavoro arriva dalla Sardegna. Il presidente dell’isola, mosso dal nobile intento di pararsi il fondoschiena, ha reso pubblica la mail di metà agosto in cui l’infettivologo Stefano Velladel Comitato Tecnico Scientifico sardo (ogni regione ne ha uno, in aggiunta a quello nazionale, per evidenti ragioni di semplificazione) dava il via libera alla riapertura delle discoteche dopo essersi consultato con un collega. Accontentatevi dell’incipit: «Lui e me va bene». Interpellato dai giornalisti, il professor Vella ha precisato di aver espresso il suo parere favorevole pur essendo contrario, e mi pare che come ragionamento non faccia una grinza. Anzi, l’illustre scienziato va ringraziato: considerata la moda del momento, avrebbe potuto negare di essere l’autore della mail o dichiarare di averla scritta in trance o sotto l’effetto di droghe. Stupisce però che non abbia sentito il bisogno di scusarsi almeno per lo sfondone, attribuendolo a un complotto di accademici della Bruschetta in combutta con quelli del Billionaire.

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