All’Ars i maghi dello spreco: raddoppio delle pensioni con la stessa legge che taglia i vitalizi

di Emanuele Lauria

In tempi di Covid l’Ars non si libera del virus dello spreco. Sembrava finita, la stagione delle furbizie che attirava su Palazzo dei Normanni i riflettori dei media di ogni dove, E persino quella parola che da sola, nell’immaginario collettivo, evocava lo sperpero  – vitalizio! – era scomparsa dal quadernone dei costi della politica. E invece, ancora una volta, il glorioso parlamento siciliano ci ricasca: riecco le polemiche che rimbalzano da un talk-show all’altro  per una legge-burla che desta scalpore ancor più perché, per un clamoroso scherzo del destino, spiega i suoi effetti in periodo di pandemia. Quando da tutti, specie dagli amministratori pubblici, si richiederebbe continenza e senso della misura. Macché. Uno alla volta, nelle ultime settimane, la maggior parte dei parlamentari ha chiesto di poter usufruire della legge che raddoppia loro la pensione. Già così, come è stata raccontata, la vicenda è scandalosetta. Ma bisogna rivederla dall’inizio per collocarla nella hall of fame dei sotterfugi del Palazzo più generoso d’Italia.

Accade un anno fa, o giù di lì. Dopo lunga e caparbia resistenza, l’Ars si appresta a varare una legge chiesta da Roma, quella che taglia i vitalizi per i parlamentari non più in carica. Siccome la Sicilia è autonoma – e l’autonomia, si sa, nell’isola diventa spesso libero arbitrio – la riduzione imposta alle altre regioni – 37 per cento – qui diventa per magia del 9,3 per cento. Ma un altro gioco di prestigio avviene in aula, poco prima del sì definitivo. E qui siamo anzi oltre l’illusionismo: perché, grazie al solito emendamento volante, la stessa legge che abbassa i vitalizi per gli onorevoli a riposo, raddoppia i vitalizi per quelli in carica. Et voilà: Houdini applaude dalla tomba. Succede che l’aula decide che, per chi gode del sistema contributivo entrato in vigore nel 2012, l’ammontare della pensione si calcoli anche sulla base della diaria, e non solo dell’indennità. Con un tratto di penna, gli stessi beneficiari del provvedimento si portano il vitalizio da 718 a 1.207 euro mensili con una sola legislatura, da 1.348 a 2.123 per chi ha fatto due legislature. Il tutto godibile al compimento dei 60 anni.

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