Cosa c’è dietro la protesta. I ‘garantiti’ e i sacrifici a senso unico

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Siamo uguali di fronte alla legge, uguali davanti alla morte come ricordava Totò nella Livella, per chi ci crede anche di fronte a Dio, ma non siamo uguali di fronte al Covid. Uno tsunami economico e sociale in cui la vera distinzione non sta solo tra giovani e vecchi, sani e vulnerabili e quindi più soggetti ad ammalarsi, ma tra garantiti e non garantiti. Chi ha un reddito certo, in particolare statali e pensionati, e chi invece è esposto agli incerti marosi della pandemia. Una divisione che segna la percezione stessa del virus, delle sue conseguenze pratiche e del giudizio che abbiamo sulle misure per arginare il contagio. 

Un muro che separa due universi e di cui la politica, e in particolare le forze di governo, non riescono a cogliere la complessità, considerandosi troppo spesso espressione solo di una parte. Chi governa e assume invece decisioni molto delicate in momenti drammatici per la vita del Paese deve invece avere piena coscienza del proprio ruolo e saper andare oltre il proprio mondo di riferimento.

A chiedere misure più drastiche in questa seconda ondata sono stati il Pd e Leu, partiti che, come ci hanno raccontato gli studiosi di flussi elettorali all’indomani di tutte le ultime votazioni, raccolgono molti consensi tra popolazione matura, tra i pensionati e gli statali. Per loro una chiusura in più o in meno, a fine mese il reddito non cambia, e quindi tutta l’attenzione si sposta comprensibilmente sulla salute. Per gli altri, le partite Iva, i lavoratori in proprio, gli imprenditori, chi è in cerca di occupazione, gli impiegati in aziende private, le cose invece sono molto diverse. Le aspettative sono diverse, e la salute del portafoglio vale come quella del corpo.

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