Covid, nuovo lockdown in Italia: ecco la soglia che lo fa scattare

di Fiorenza Sarzanini

Chiusura delle attività «non essenziali» e divieto di spostamento tra le Regioni: sono queste le misure allo studio del governo se le norme già contenute nel Dpcm del 18 ottobre e le ordinanze emanate in queste ore dalle Regioni non fermeranno la salita della curva epidemiologica. L’esecutivo sceglie di procedere «in maniera graduale» con un obiettivo dichiarato: tenere aperte le attività produttive e le scuole. Ma se il numero dei nuovi positivi da Covid e soprattutto quello dei ricoverati continuerà ad aumentare in maniera veloce come in questi giorni, sembra scontato che si debba procedere ad altre chiusure progressive, se non addirittura a un nuovo lockdown. Palazzo Chigi al momento lo esclude, anche se all’interno dell’esecutivo una soglia è stata comunque fissata: 2.300 persone in terapia intensiva. È questo il livello di allarme che potrebbe far scattare misure drastiche.

L’indice Rt

Dunque si procede di concerto con i governatori, si collabora per seguire una strategia comune, muovendosi in base all’indice Rt delle varie aree. Fondamentale per decidere come e dove intervenire sarà il monitoraggio dell’Istituto superiore di Sanità che arriverà oggi, al massimo domani. E fornirà un quadro aggiornato della situazione. Il ministro della Salute Roberto Speranza e quello degli Affari regionali Francesco Boccia trattano con le Regioni, lavorano insieme per rendere le misure omogenee in tutta Italia. Consapevoli che quanto deciso finora – compreso l’uso obbligatorio delle mascherine — all’aperto e al chiuso e il coprifuoco dalle 23 o dalle 24 — potrebbe non bastare ad evitare il peggio. Lo studio dell’Iss sugli scenari di crisi ha già individuato il livello «alto», il peggiore, in tre settimane consecutive di Rt oltre l’1,5.

La soglia massima

La preoccupazione forte riguarda gli ospedali. Perché è vero che molte strutture sanitarie reggono, ma altre sono in affanno, in alcune città i posti cominciano a scarseggiare. E si è abbassata, rispetto alla primavera scorsa, l’età media di chi presenta sintomi anche gravi. Ieri le persone ricoverate in terapia intensiva erano 926. Una settimana fa, il 14 ottobre, erano circa la metà, 539. È questo il dato che allarma e su questo si stanno modulando gli interventi. Con la convinzione che oltre le 2.300 persone in condizioni gravi il sistema rischi di collassare.

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