La politica e il lato oscuro

di Angelo Panebianco

Nelle società polarizzate, come l’Italia (tradizionalmente) e gli Stati Uniti (da alcuni decenni), ove per molti il senso di appartenenza a una qualche «tribù» sub-nazionale è più forte del senso di appartenenza alla comunità nazionale, appare con più evidenza ciò che è sempre vero: una delle cause della pericolosità della politica è che essa è per tanta gente un mezzo per trasformare frustrazioni private in violenza pubblica e, spesso, purtroppo, non solo verbale. Solo in riferimento alla politica ti capita di imbatterti in persone, apparentemente miti e sane di mente, che dicono di «odiare» il tale leader politico. Sanno che usare la parola «odio» significa incitare alla violenza. Ma quando si tratta di politica a molti sembra lecito ciò che non riterrebbero tale se riferito ad altri ambiti della vita sociale.

Anche quando si è al di qua della linea che separa la violenza verbale dalla violenza fisica, il «lato oscuro» della politica è sempre presente. Ad esempio, i disgraziati che hanno insultato la memoria di Jole Santelli, la defunta presidente della regione Calabria, non ci ricordano solo, genericamente, di cosa siano capaci gli esseri umani. Ci ricordano anche un’altra cosa: che se la politica è il luogo in cui certe persone si sentono legittimate a trasformare le proprie frustrazioni private in aggressività, ci sono sempre anche altre persone, dotate di razionalità e capaci di freddo calcolo, pronte a sfruttare e a manovrare i suddetti frustrati.

Le conseguenze possono essere assai gravi. Vale per il professore decapitato in Francia e per tanti altri tragici episodi: i killer, per lo più, sono frustrati caricati a molla. I burattinai, invece, sono freddi calcolatori.

Prendiamo il caso americano. È indubbio che esiste anche la stupidità ma appare chiaro che coloro che hanno deciso, in molte città statunitensi, di trasformare in rivolta urbana le più che legittime proteste per l’uccisione da parte della polizia di George Floyd e di altri, hanno freddamente scelto di «votare» per Donald Trump. Secondo la logica del «tanto peggio tanto meglio» che è sempre stata propria, in ogni tempo, dei rivoluzionari. Per lo meno, c’è da chiedersi se le degenerazioni violente del movimentoBlack lives matterfaranno o no più danni allo sfidante Joe Biden di quanti gli estremisti di destra scesi in piazza contro quel movimento ne faranno al presidente in carica Donald Trump. Quale dei due gruppi spaventa di più l’elettorato?

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