Coronavirus, Miozzo: «Terapie intensive già in sovraccarico. Attenti ai trasporti»

La Protezione civile non dovrebbe avere un ruolo più attivo come per i terremoti e le altre catastrofi?
«Sicuramente dobbiamo tornare a essere il punto di riferimento della gestione delle grandi crisi attivando quello straordinario mondo che il territorio ha acquisito e fatto suo da anni. Il sistema nazionale della Protezione civile è un esempio di settore della pubblica amministrazione che negli ultimi anni si è sviluppato e rafforzato, oggi dobbiamo sfruttare al meglio questa potenzialità».

Quali sono le misure più efficaci anche in un periodo medio senza annientare l’economia?
«In attesa del vaccino le vere uniche armi sono i tre pilastri di cui parliamo da mesi: mascherine, distanziamento, igiene. E poi bisogna respingere i terroristi della comunicazione, chi alimenta scenari inquietanti distribuiti a fini di speculazione più politica perché se si cade in una pericolosa spirale depressiva si inibisce qualsiasi forma di reazione e resilienza».

Il Cts viene consultato sempre ma non sempre le vostre indicazioni vengono seguite. Il meccanismo va cambiato?
«Noi esprimiamo pareri tecnici collegati ad analisi epidemiologiche e di carattere sanitario. Ma il Covid-19 non è solo una emergenza sanitaria, ha implicazioni complesse relative all’economia, alla sicurezza, al welfare, alla mobilità interna e internazionale. Il solo parere degli esperti del Cts non è sufficiente per prendere decisioni di carattere politico generale».

C’è un grave problema su diagnostica e tracciabilità. Come si può intervenire?
«Potenziando la medicina del territorio, coinvolgendo i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta. Ogni possibile struttura sanitaria attiva sul territorio incluso il volontariato civile, le risorse militari o altro deve essere messa in campo».

CORRIERE.IT

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