Il referendum in Svizzera. Quando gli stranieri siamo noi

di MICHELE BRAMBILLA

Se n’è parlato poco, ma s’è tenuto, domenica in Svizzera, l’ennesimo referendum anti-stranieri, che da quelle parti significa soprattutto anti-italiani. La proposta, che tendeva in particolar modo a limitare agli stranieri i posti di lavoro, è stata respinta dal 62 per cento dei votanti. Meglio così, per noi.

Per una curiosa coincidenza, sabato a Ferrara il Premio Estense è stato vinto (ex aequo con Pablo Trincia, autore di “Veleno“) da Concetto Vecchio, un giornalista che ha rievocato una storia di cui s’era persa la memoria: quella di un referendum indetto nel 1970, sempre in Svizzera, per espellere 300.000 stranieri, quasi tutti italiani. Il libro s’intitola appunto “Cacciateli!“ (Feltrinelli).

Quel referendum era stato promosso da un editore di Zurigo, James Schwarzenbach, molto diverso, almeno in apparenza, rispetto a certi estremisti rozzi, beceri e incolti. Schwarzenbach era un uomo colto, raffinato, ovviamente molto ricco, che all’inizio degli anni Sessanta era entrato in politica in una formazione di estrema destra, Nationale Aktion, di cui era diventato l’unico parlamentare. Diede il la a una campagna di odio che partiva da uno slogan che anche oggi ben conosciamo (“Prima gli Svizzeri!”) e arrivava a condizionare gran parte del popolo, al punto che sugli annunci delle agenzie immobiliari si leggeva spesso “Non si affitta a cani e italiani”.

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