Ritorno a scuola, l’ira dei presidi: non siamo pronti. “Così la sicurezza è un miraggio”

di ALESSANDRO FARRUGGIA

La linea è: far riaprire le scuole anche se non sono pronte. Molte regioni concordano, altre rinviano, mentre cresce il fronte di chi dai presidi ai consigli di istituto, al Codacons ad alcuni comuni, chiede il rinvio della riapertura delle scuole. “Se le criticità non verranno risolte, è oggettivamente difficile pensare che il termine del 14 settembre sia rispettato ovunque: è opportuno dunque valutare, sulla base di accordi tra enti locali e consigli di istituto, la possibilità di ragionevoli differenziazioni locali“, conferma il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (Anp) Antonello Giannelli, secondo cui “il governo non si è risparmiato e tutto il personale scolastico è fortemente impegnato per la riapertura delle scuole, ma è evidente che per riaprire in sicurezza è necessario che alcuni problemi vengano risolti”.

Conte: “La scuola inizia il 14 settembre”

Già oggi le riaperture sono differenziate per regioni e comuni. Il 14 settembre torneranno sui banchi la maggior parte degli studenti delle regioni del Nord e Centro Italia (Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Veneto, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Marche e provincia autonoma di Trento), oltre a Molise e Sicilia. Il 16 settembre toccherà invece al Friuli Venezia Giulia e il 22 alla Sardegna. Il 24 settembre suonerà invece la campanella per Campania, Abruzzo, Puglia, Basilicata e Calabria. Ma alcune amministrazioni locali (ad esempio sei comuni in Liguria e probabilmente Oristano in Sardegna) hanno fatto o annunciato ordinanze di rinvio in dissonanza dalle Regioni e altre, e soprattutto parecchie scuole, lo chiedono, ad esempio nel Lazio, dove il presidente dell’Anci locale, il sindaco Pd di Monterotondo Riccardo Varrone, ha scritto al governatore Zingaretti per ottenere un rinvio dell’apertura dal 14 al 24 settembre.

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