Sì o No, ecco cosa cambia. Il referendum diventa un voto al governo

Stando così le cose, però, non si capisce la posizione di Matteo Salvini. Accettò il taglio dei parlamentari perché faceva parte del Contratto di governo con i grillini, ma una volta venuto meno il patto perché si ostina a sostenere il taglio? Perché si ostina, insomma, a sostenere un voto che non fa parte del programma della Lega e che rafforza oggettivamente il governo? Per questa via finisce per diventare una quinta colonna dell’attuale maggioranza: ma allora è inutile chiedere elezioni anticipate un giorno sì e l’altro anche.

E’ talmente fondata l’obiezione che in tanti muovono al leader leghista che, non a caso, Silvio Berlusconi, da abilissimo regista, sta spostando Forza Italia verso il No. E lo sta facendo, per giunta, ricorrendo a un argomento “alto” e “istituzionale” (il rischio di limitare la democrazia per pura demagogia) che rientra perfettamente nel ruolo di grande vecchio liberaldemocratico che si è ritagliato da qualche anno.

Dunque, se è vero che di paradossi la politica vive, è altrettanto vero che può anche morire. E il paradosso del capo della Lega combattente senza macchia e senza paura dell’esecutivo giallo-rosso, ma che dà indirettamente una mano all’ex amico Luigi Di Maio non pare poter reggere a lungo. Innanzitutto tra i suoi.

QN.NET

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