Il canto del cigno degli anticasta

Cattive notizie per i professionisti dell’anti-Casta: se si dà retta ai sondaggi (che più di una volta sbagliano), dalle urne referendarie uscirà vittorioso il “Si”. A quel punto loro, i campioni della cosiddetta anti-politica, che si sono ritagliati un ruolo fustigando il Palazzo e denunciandone gli abitanti, rischieranno di trovarsi disoccupati, oppure dovranno cambiare rapidamente registro. Già, perché il taglio dei parlamentari svuoterà quel poco rimasto in fondo al giacimento dei privilegi, al barile dei bonus, al forziere dei benefit e al pozzo delle prebende che un tempo alimentavano l’invidia sociale nei confronti degli “onorevoli”. Ma oggi di “onorevole”, nel rappresentare il popolo, è rimasto ben poco. Nell’ultimo ventennio siamo passati dal tracotante “lei non sa chi sono io” a un prudentissimo “che non si sappia in giro”, perché far parte degli eletti può rappresentare un boomerang. Confida Lucio Malan, senatore perbene, che quando fa i versamenti in banca gli impiegati lo guardano con sospetto, nemmeno fosse un rapinatore; un deputato piemontese racconta di quel negozio dove, invece di fargli lo sconto, hanno aumentato il prezzo seduta stante. Il prestigio dei politici è finito sotto i tacchi.

E le loro famose prerogative? Sradicate l’una dopo l’altra. Colpo di scure sullo stipendio che, rapportato alla media, rimane pur sempre di un altro pianeta: sono circa 6mila euro netti mensili, più altrettanti a titolo rimborso spese (che  vanno giustificate con tanto di ricevute). Ai bei tempi andati, però, un parlamentare intascava sostanzialmente il doppio senza rendicontare nulla; la sua indennità era agganciata a quella dei magistrati e cresceva di pari passo con l’inflazione. Adesso non più. Dal primo gennaio 2012, sono spariti i generosi vitalizi che permettevano di maturare 2mila euro al mese con 5 soli anni di mandato; al posto di questo orrore, che faceva il pari con i baby-pensionati del pubblico impiego, è stato introdotto un normalissimo sistema contributivo. E poi ricalcolo retroattivo delle pensioni agli ex deputati e senatori, anche a costo di sfidare il sacro dogma dei “diritti acquisiti” tramite una forzatura che sta provocando prevedibili ricorsi e incertissime battaglie legali.

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