Zaia cerca il tris e la leadership della Lega. Elezioni venete sono un derby con Salvini

di ETTORE MARIA COLOMBO

Probabilmente resterà solo un’increspatura nel mare calmo di una campagna elettorale, quella della riconferma del ‘doge’ Luca Zaia a governatore del Veneto (è la terza volta, guida la Regione dal 2010, statuto cambiato dai suoi per poterlo ricandidare), una vittoria data da tutti per sicura e che tale resterà anche il giorno del voto, il 20 settembre.

Ma ci sono due elementi che conferiscono un po’ di pepe a una gara che, altrimenti, sarebbe stata senza storia. Si tratta del caso dei ‘furbetti del bonus’ – due leghisti beccati dall’Inps siedono in alla Camera, tre nel consiglio regionale del Veneto – e della lotta fratricida, tutta interna alla Lega, tra la lista Zaia, o lista ‘del presidente’, e la Liga Veneta (“per Salvini premier”, come ormai è d’obbligo nelle liste del partito).

Inoltre, paradosso nel paradosso, le posizioni dei due ‘eterni rivali’ della Lega – l’irruento Salvini, leader nazionale, e il placido Zaia, leader locale, il primo sovranista e il secondo ‘autonomista’, uno che si è lanciato in resta contro Conte, come contro il Mes, l’altro in buoni rapporti con il governo ‘nazionale’ e che i fondi del Mes è pronto a usarli – si stanno, causa la vicenda dei furbetti del bonus, rovesciando.

Per giorni, Salvini è sembrato in imbarazzo, appena è scoppiato il caso dei due deputati leghisti incappati nello scandalo dei ‘furbetti’ del bonus Inps da 600 euro, mentre Zaia chiedeva ‘tolleranza zero’ e un ’Me Too al contrario’.

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