Lacrime e arcobaleno. Genova ha il suo ponte. “Ma la ferita è viva”

Marco Menduni

Lacrime e arcobaleno. Genova ha il suo ponte. “Ma la ferita è viva”

Genova. La prima macchina a transitare è quella di Mattarella. Nessuno e nulla è dimenticato, nel giorno dell’inaugurazione del nuovo ponte di Genova. Sono le vittime della tragedia del 14 agosto 2018, il loro ricordo, la loro memoria a fare da trait d’union di tutte le fasi di questa inaugurazione. Il nuovo ponte è pronto e tra poche ore sarà aperto al traffico. Ponte Genova San Giorgio, l’arcobaleno sul nuovo viadotto nel giorno dell’inaugurazione

I 43 nomi vengono scanditi e il presidente della Repubblica è in piedi, durante la lettura del tragico elenco e nei successivi tre minuti di silenzio. Come è stato ai funerali di Stato, come alla celebrazione del primo anno della tragedia. Anche l’arcobaleno appare in cielo in una simbolica, inattesa coincidenza di eventi, e l’iride si mescola alle scie delle Frecce Tricolori. C’è tutto il mondo politico della città, della Regione, dell’Italia, sulle carreggiate del nuovo ponte di Genova. La celebrazione di un’opera straordinaria, qui, sulla carreggiata a 40 metri d’altezza, sorretta da 18 piloni. La celebrazione del «genio italiano» (lo ribadisce, il premier Giuseppe Conte): il progetto di Renzo Piano, le grandi aziende che l’hanno realizzato, i quasi 1.200 lavoratori impegnati in un cantiere che non ha mai riposato. Inaugurazione Ponte Genova San Giorgio: la lettura dei nomi delle 43 vittime del ‘Morandi’

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