l base jumping, i tuffi, le corse. La folle estate a cercar la bella morte

di MICHELE BRAMBILLA

Non so se circoli, oltre al Covid, anche un altro virus: ma qualche dubbio mi viene. Nei giorni scorsi un signore di 64 anni si è schiantato lanciandosi dal Becco dell’Aquila, monte Brento, Trentino: faceva base jumping, uno sport estremo, e il paracadute non si è aperto in tempo. Sabato un ragazzo di 26 anni si è tuffato nel lago di Como da una quindicina di metri lanciandosi dal Moregallo, altra meta cara agli amanti del brivido, e non è più riemerso. L’11 luglio scorso la polizia ha fermato e denunciato quattro simpaticoni che le notti fra il venerdì e il sabato organizzavano corse clandestine sulla A19, fra Catania e Palermo. Si andava a 260 all’ora, e c’era pure un pubblico eccitato e festante.

Che cosa andavano cercando, tutti costoro? “L’adrenalina che si prova non si può spiegare”, ha detto un ragazzo che si tuffa regolarmente dal Moregallo (i cui trampolini naturali, sulla roccia, variano dai 10 ai 20 metri di altezza) e che conosceva il 26enne che ci ha appena lasciato le penne.

Marco Milanese, guida alpina che si è già lanciata quasi quattrocento volte dal monte Brento e da altre vette, ha spiegato di provare “un’attrazione per il vuoto”. Il suo sport, il base jumping appunto, consiste nel saltare dalla cima di un monte, o di un grattacielo, con un paracadute da aprire all’ultimo momento o con una tuta alare. “Mi rilassa”, ha spiegato ancora Marco Milanese. E quando il nostro Luca Bolognini gli ha chiesto se il salto dal Becco dell’Aquila sia “un salto per tutti” oppure no, lui ha rassicurato: “Ogni anno vengono effettuati decine di migliaia di lanci, è uno dei più sicuri del mondo“. Sul punto da cui ci si lancia, però, le croci sono già 23: e anche sul Moregallo c’è una discreta Spoon River.

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