Coronavirus: Spagna, Germania e i nuovi focolai. L’Europa in ansia

Ma per ora è la Spagna la sorvegliata speciale in Europa. A chi torna o arriva dal suo territorio sono imposti 14 giorni di quarantena obbligatoria in Gran Bretagna, dieci in Norvegia. L’isolamento è previsto anche in Belgio e in Olanda, ma soltanto per chi proviene da alcune regioni, come la Catalogna, i Paesi Baschi, la Galizia. Anche Parigi si limita per ora a raccomandare di stare alla larga dalla Catalogna, che ha totalizzato 76 mila contagi, e a sottoporsi al test PCR al ritorno. Ciononostante nutrite comitive di francesi sono state avvistate sulla Costa Brava e il primo ministro francese, Jean Castex, medita di chiudere le frontiere.

Il suo collega britannico, Boris Johnson, non è meno drastico nonostante i tentativi di mediazione del governo spagnolo. Che gli rammenta quanto il virus sia ancora attivo nel Regno Unito dove gli infettati sono oltre 300 mila, 21 mila in più di quelli diagnosticati finora in Spagna. E dove il numero delle vittime, quasi 46 mila, è il più alto d’Europa. Ma da Downing Street si fa notare che l’origine di molti contagi è dovuta proprio alle vacanze di febbraio che molti britannici hanno trascorso in Francia, Italia e Spagna.

«Stiamo cercando di trovare una soluzione che soddisfi i requisiti epidemiologici», ha informato la ministra degli Esteri spagnola Arancha González Laya, determinata a convincere Londra che non ci sono pericoli, tantomeno alle Baleari e alle Canarie, «colonie» estive degli inglesi. Johnson potrebbe concedere forse uno sconto di qualche giorno sulla quarantena. I turisti sono la linfa dell’economia spagnola e la loro diserzione quest’anno sta aprendo una voragine nel bilancio e nell’occupazione, dove nel secondo trimestre si sono bruciati un milione di posti di lavoro.

CORRIERE.IT

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