Caso Piacenza, primi interrogatori: e adesso i carabinieri-pusher piangono
Nuovi episodi di violenze sono stati raccontati dagli spacciatori-informatori sentiti ieri mattina: in cambio delle loro “soffiate” ricevevano dai carabinieri indagati il 10% degli stupefacenti e dei soldi sequestrati ai «concorrenti», per le soffiate c’erano «bonus» nell’appartamento di «Nikita», cioè trans di origini brasiliane. Piacenza, davanti alla villa del carabiniere arrestato. I vicini: “La festa a Pasqua? Sembrava il luna park”
Nessuna violenza ha riferito invece l’appuntato Angelo Esposito (arrestato insieme ad altri 5 colleghi) nel lungo interrogatorio di garanzia davanti al gip, spiega il suo avvocato, Pierpaolo Rivello, che respinge anche le accuse di tortura, dichiarandosi «del tutto estraneo al mondo di violenza e di soldi illeciti» descritto dall’accusa. Durante l’interrogatorio, concluso in serata, l’appuntato è scoppiato più volte a piangere. Carabinieri Piacenza, nel 2018 menzione speciale per i risultati della caserma Levante
Respinge ogni accusa anche Matteo Giardino: 58 anni, padre di Alex (29), Daniele (26) e Simone (32) tutti in carcere tra Parma, Cremona e Milano. Lui invece è a casa, agli arresti domiciliari. È stato fermato il 9 marzo dalla Guardia di Finanza con 2 chili di marijuana nascosti in un Fiat Doblò, destinati, sostengono gli inquirenti, al “giro” della Levante. Ex portavoce locale del movimento dei “forconi”, questa è la sua versione dei fatti: «Andavo a fare dei lavori gratis in caserma: quando si rompeva un tubo dell’acqua, o quando dovevano cambiare insegna, andavo ad aiutarli». Carabinieri Piacenza, le loro bevute al Grida bar
Nella casa di campagna dei Giardino veniva nascosta e depositata la droga destinata a Peppe Montella, appuntato scelto e considerato la “mente” della banda. Per Giardino «Peppe era una persona normale: non mi ha mai minacciato, non ho mai avuto a che fare con lui. Mi sono trovato due chili di marijuana sulla macchina ma non ce li ho messi io. Chi mi conosce sa chi sono io. I miei figli lavorano e sono bravi ragazzi». Piacenza, carabinieri arrestati: l’audio choc che svela torture e violenze
Lo scenario descritto nell’indagine “Odysseus” richiama alla mente un altro episodio del 2013, sempre nel capoluogo emiliano-romagnolo. All’epoca venne smantellato un traffico di droga e prostituzione e sei agenti della Questura vennero arrestati assieme ad altre sette persone. La vicenda venne a galla grazie alla denuncia di una trans. A indagare questa volta furono i carabinieri guidati da Rocco Papaleo, lo stesso ufficiale che, a sette anni di distanza è tornato al centro della scena questa volta denunciando i suoi stessi commilitoni, è da questo ufficiale infatti che sono partite le indagini. Piacenza, le “tecniche” dei carabinieri che pensavano di essere boss di Gomorra
Il maggiore, convocato in procura per un’altra inchiesta, aveva raccontato di aver ricevuto messaggi da un uomo di origine marocchina che diceva di essere un informatore dei carabinieri e che riceveva, come ricompensa per le informazioni, della droga custodita in un contenitore custodito alla caserma Levante. In base a quanto raccontato dall’informatore, se le risposte non erano esaustive, veniva minacciato. Carabinieri Piacenza, Ilaria Cucchi: ”Non si parli di mele marce”
Carabinieri Piacenza, Ilaria Cucchi: “Ora tutti indignati. Presto dimenticheremo tutto”
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