Improvvisa bonomia. I 209 miliardi pacificano Bonomi e Conte

“Questa politica rischia di fare più danni del Covid”. Era il 30 maggio scorso e Carlo Bonomi, presidente degli industriali, toccò il livello più alto di critica e scontro col governo, a cui fece seguito una sfilza di richieste presentate a Giuseppe Conte durante gli Stati Generali dell’Economia, convocati dal premier a Villa Pamphili qualche settimana dopo. Da quell’incontro in poi però l’approccio di Confindustria è cambiato e non di poco: dal bombardamento al plauso in due step. Prima infatti Bonomi ha scelto un “vigile” silenzio, in attesa di capire come sarebbe andata la trattativa europea sul Recovery e poi – appurato il successo – ha espresso un certo apprezzamento per i 209 miliardi in arrivo, per il tramite di una nota ufficiale, di fatto facendo una prima vera apertura di credito a Conte e la sua squadra. Draghi o eventuali riserve della Repubblica possono aspettare per ora.

Il cambio di direzione di Bonomi lo si può spiegare con quel sano pragmatismo lombardo di cui la nuova gestione di viale dell’Astronomia vuole fare la stella polare. Poca tattica politica, molta rappresentanza degli interessi delle imprese e, ovviamente, del sistema produttivo italiano. “E’ tutto molto semplice: Bonomi ha criticato il governo, anche con toni duri, perché le prime risposte all’emergenza economica del Covid si sono tradotte in soldi a pioggia e assistenzialismo senza criterio mentre c’era bisogno di mettere la testa a un serio piano di investimenti – ci spiega chi ha consuetudine con i vertici confindustriali -. Ora invece ci sarebbero tutte le condizioni, visto che i soldi del Recovery Fund, almeno stando alle prime dichiarazioni ufficiali, verranno destinati alla green economy, all’innovazione digitale, al 5G e all’ammodernamento delle infrastrutture. Ovviamente tocca vigilare”.

Neanche l’obiezione che nel frattempo l’esecutivo si appresta a varare altri 25 miliardi di assistenza in cassa integrazione, bonus e trasferimenti a Regioni e Comuni spiace a Confindustria (portando il totale quest’anno sopra i 100 miliardi). “In una situazione emergenziale come questa ci sta che lo Stato si faccia carico della tenuta sociale del paese – continua la fonte -. Non è questo il problema. L’importante è che accanto all’assistenza ci siano anche le risorse per far ripartire il paese. I 209 miliardi del Recovery Fund servono a questo. E siccome arriveranno solo l’anno prossimo, per quest’anno c’è bisogno di attivare i fondi del Mes”.

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