Rientro a scuola a settembre 2020. I sindacati: «Non ci sono le condizioni, senza un intervento straordinario»

Supplenti da record

Non sorprende che i sindacati prevedano per settembre un record di supplenti: ai duecentomila già attesi si aggiungeranno infatti i 50 mila che sempre Azzolina ha detto che verranno messi a disposizione delle scuole per far fronte all’emergenza. Ma la maggior parte dei posti sarebbero per personale ausiliario e bidelli ai quali spettano pulizie e gestione di ingressi e uscite scaglionati. E comunque le indicazioni del ministero in questo senso non sono univoche. Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale del Lazio Rocco Pinneri, ad esempio, pochi giorni fa ha inviato una lettera ai presidi invitandoli a rifare i conti di banchi e spazi e a non ricorrere alla divisione delle classi con conseguente richiesta di prof in più. Né è bastato a tranquillizzare i sindacati l’annuncio del super appalto per 3 milioni di nuovi banchi monoposto affidato al commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri. «Mentre la casa brucia – ha detto – la ministra si preoccupa di chiamare l’arredatore. Ma bisogna innanzitutto chiamare i vigili del fuoco, siamo in emergenza. Mi sembra non ci sia questa consapevolezza. Mi auguro di sbagliare ma abbiamo idea che sul territorio ci sia grande nervosismo. Servono più spazi, una riduzione di alunni per classe e più docenti». Nel Lazio – ha detto Turi – ci sono 80 scuole sottodimensionate». Non a caso nelle linee guida dell’Usr regionale, pur di guadagnare dei posti in più, si consiglia ai presidi di rinunciare alla cattedra sostituendola con un banco accostato al muro. Nelle linee guida per la riapertura – come sovente ricorda la ministra – è prevista la possibilità per gli enti locali (proprietari delle scuole) di stringere accordi con cinema e musei, di recuperare caserme e scuole dismesse. A Roma c’e perfino chi si è rivolto al Quirinale chiedendo delle sale in prestito per fare lezione. «È un ministro con cui è difficile parlare, perché non vuole ascoltare», ha concluso Turi.

CORRIERE.IT

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