Andrea Crisanti: “Molti credono di vivere in una bolla, ma non ne siamo fuori”

La risposta poco convinta degli italiani all’indagine di sieroprevalenza “significa che è stato commesso qualche errore. Hanno sbagliato la comunicazione e l’approccio. Il test doveva essere accompagnato dal tampone, allora sì che sarebbe stato un successo. A Vo’ abbiamo testato tremila persone in tre giorni”. Andrea Crisanti parla con la franchezza solita, che abbiamo imparato a conoscere nei suoi interventi, nelle repliche fulminanti al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. Il virologo, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova e del laboratorio di Virologia e Microbiologia dell’Università AO di Padova, fa riferimento a quel “modello Veneto” da lui ideato che proprio partendo dall’indagine realizzata a Vo’ Euganeo ha aiutato la Regione a evitare la crisi in cui rischiava di precipitarla la pandemia. Alla strategia del Governo, basata sull’indagine di sieroprevalenza e la App “Immuni”, non ha lesinato obiezioni.

Professore, il ministro Speranza ha appena inserito nella black list dei Paesi a rischio anche Serbia, Montenegro e Kosovo per fermare gli arrivi in Italia.

Mi sembra una cosa di assoluto buon senso, considerando quello che sta succedendo nel resto del mondo.

Proprio a tale proposito: nella lista mancano gli Stati Uniti. Nei giorni scorsi sia Ricciardi che Galli hanno detto che bisognerebbe chiudere i voli anche agli Usa. Lei che pensa?

Sono d’accordo, l’ho detto da tempo. Mi chiedo: il mancato inserimento degli Stati Uniti nella lista è forse una dimostrazione di sudditanza politica?

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