Crisi migranti, serve la realtà e non l’ideologia

di PIERFRANCESCO DE ROBERTIS

Il Coronavirus non guarda al colore della pelle e alla nazionalità, ma la politica si. Così quegli stessi politici che ci hanno rinserrato in casa per tre mesi stravolgendo le nostre vite e gettando in ginocchio l’economia, faticano adesso ad assumere analoga fermezza verso coloro che cercano di entrare clandestinamente in Italia proveniendo da zone a rischio virus, e mettendo così di fatto in pericolo quel minimo di sicurezza sanitaria che era stata faticosamente raggiunta. Sono la cautela politica e l’ideologia più che le idee chiare a far velo alle ultime prese di posizione governative in fatto di migranti, in un campo invece in cui l’ideologia non serve.

Nessuno vuole scatenare la caccia all’untore, nessuno pensa che i pericoli di un ritorno della pendemia siano da ascrivere solo agli immigrati, ma sarebbe cieco non vedere la realtà: buona parte dei nuovi casi registrati negli ultimi giorni appartiene a persone giunte dall’estero e in particolare da nazioni dove i controlli sanitari sono carenti o inesistenti, sia che parliamo di arrivi “regolari” per i quali sono stati predisposti i naturali filtri, sia soprattutto per gli arrivi clandestini, che per definizione sfuggono ogni controllo. Ma siccome è argomento scomodo, molto poco politicamente corretto, ecco che le autorità cercano di evitarlo, e di nascondere la polvere sotto il tappeto.

Tutta la politica migratoria di questo governo è d’altra parte improntata da questo principio, a cominciare dai numeri: nei primi dieci giorni di luglio si sono registrati oltre ottomila sbarchi contro i tremila dello stesso periodo del 2019, ma sfidiamo chiunque a leggere una qualche dichiarazione allarmata del ministro.

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