Tranquilli, fino al 2022 non si vota

Giancarlo Giorgetti, che ha già capito come andrà a finire, si è messo comodo in tribuna. “Se piove”, spiega, “perlomeno sono al coperto”. Il suo “Capitanol, invece, continua a sbattersi sul terreno di gioco tra bagni di folla e comizi, talk-show e sagre del maiale, in uno stato di eretismo propagandistico dispendioso che può durare qualche settimana o qualche mese al massimo, di certo non all’infinito. Salvini si sta spendendo come se Conte e la sua maggioranza tra poco venissero giudicati (e condannati). Ma c’è un però: di elezioni politiche qui non si vede traccia. Anzi peggio: per una somma di scadenze e di convenienze, qualcuna nobile altre decisamente meno, ci stiamo infilando in un lunghissimo tunnel di democrazia sospesa. Per almeno 18 mesi, il popolo sovrano verrà espropriato. Con buona pace della Lega, ansiosa di passare all’incasso, è praticamente impossibile che prima del 2022 si torni a votare.

Anzitutto c’è di mezzo il referendum costituzionale che, per far contento Di Maio, pure Matteo aveva sponsorizzato. Doveva tenersi il 29 marzo scorso, causa Covid è slittato al 21 settembre insieme con le Regionali. Vuol dire che, fino a quel giorno, non sapremo da quanti membri verrebbe composto il futuro Parlamento. Potrebbero essere gli attuali 930 nominati o, se verrà convalidato il taglio, i 600 altrettanto nominati previsti dalla riforma. Vista l’aria che tira, possiamo tranquillamente  scommettere sulla seconda delle due. Ma non si può mai prevedere cosa passa per la testa degli italiani. E comunque il presidente della Repubblica, nel caso in cui Conte inciampando cadesse, certamente tirerebbe il freno: “Prima di tenere nuove elezioni”, direbbe, “facciamo svolgere il referendum, evitando l’obbrobrio di un Parlamento appena eletto e subito delegittimato”. Ragionamento di molto buonsenso cui nessuno potrebbe obiettare, tantomeno Salvini.

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