Milano, al Trivulzio assenteismo e approssimazione nei giorni del Covid

di Giulio Bonotti

Una relazione che riscontra delle criticità, a partire dalle molte assenze dei lavoratori solo in minima parte attribuibili ai contagi da Covid-19. E dalla carenza di mascherine e dispositivi di protezione. Ma che, alla fine, sembrerebbe non condannare del tutto la gestione dell’epidemia all’interno della Rsa, che secondo i commissari – tra cui i magistrati Gherardo Colombo (incaricato dal Comune) e Giovanni Canzio (numero uno dell’anticorruzione regionale, nominato dal Pirellone – non ha avuto esiti diversi o peggiori rispetto a quelli delle altre case di riposo lombarde colpite dalla pandemia.

Sono i primi esiti del lavoro della commissione d’inchiesta dell’Ats di Milano sull’operato del Pio Albergo Trivulzio durante la pandemia da Covid-19 che nella struttura ha provocato, tra sedi centrali e decentrate, 300 decessi. Secondo la relazione, tra le criticità le numerose assenze del personale: al 21 febbraio, il giorno dopo la diagnosi del primo caso a Codogno, solo il 9 per cento del personale risultava assente per motivi legati ufficialmente al Covid-19. Nonostante questo, però, in malattia c’erano molti più lavoratori, tanto da far scendere a 265 i presenti complessivi. Dall’altro lato, però, nella relazione si critica la scarsa applicazione di misure a tutela della sicurezza dei lavoratori, a partire dalla scarsità di tamponi effettuati.

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