La (lunga) lista di buoni propositi

di Massimo Franco |

La massa dei progetti è schiacciante. Riflette una logica della quantità, usata per trasmettere la sensazione di una rivoluzione benefica destinata a trasformare l’Italia. L’obiettivo, neanche velato, è di permettere al premier Giuseppe Conte di compiere il suo pellegrinaggio europeo con le carte virtualmente in regola. «È un decreto di cui mi vanterò nell’Ue», ha affermato ieri con un filo di iattanza.
Soprattutto perché, sembra di capire, dovrebbe permettere di ottenere dalle istituzioni di Bruxelles, sempre che si raggiunga l’unanimità, gli aiuti finanziari senza i quali l’Italia scivolerà ancora più in fondo alle statistiche continentali.

Ma è proprio l’indicazione di «centotrenta progetti strategici» a disorientare: troppi. Invece di additare le priorità, finisce per fornire una sterminata lista degli obiettivi da raggiungere, senza chiarire quali siano davvero i principali. Al di là dell’ironia stimolata dal solito accordo raggiunto dal Consiglio dei ministri all’alba e con la postilla «salvo intese», che lo consegna a un limbo, sconcerta la voglia di sorprendere: quasi fosse irresistibile perfino per Conte il richiamo del «balcone» grillino dal quale si annuncia una volta l’«abolizione della povertà», ora il «trampolino» per il rilancio dell’Italia.

Nel profluvio di parole del premier in conferenza stampa si tratteggia un futuro roseo per il Paese, proprio mentre la Commissione europea fa sapere che il Prodotto interno lordo italiano di quest’anno subirà un calo da brivido: l’11,2 per cento. Conte sostiene che la previsione non deve spaventare, perché era attesa dopo la pandemia del coronavirus. Forse è proprio la consapevolezza di essere vicini a toccare il fondo lo stimolo maggiore a ripensare tutto. Quando il governo mette in fila le misure che dovrebbero sbloccare le opere pubbliche rivedendo le norme sull’abuso d’ufficio, o «liberando dalla paura della firma» le amministrazioni, si coglie una novità.

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