L’alibi (per tutti) del capitano Salvini

di Venanzio Postiglione

Un alibi si aggirava nei cieli d’Italia nel lontano anno 2019. Matteo Salvini. Alibi per il centrodestra: «C’è solo un Capitano», come urlano i tifosi di calcio, inutile affannarsi su squadra, programmi, scenari. Alibi, ancor più, per l’alleanza (se è un’alleanza) tra Pd e Cinque Stelle, nata proprio per arginare il leader leghista. L’atto fondativo, non a caso, è stato il discorso di Giuseppe Conte contro Salvini, in Senato, il 20 agosto dell’anno scorso. Il grande strappo. Che in poche ore ha chiuso una stagione e ne ha aperto un’altra: stesso premier, nuovo governo. Salvini contro tutti, tutti contro Salvini. Troppo facile.

Ma l’Italia è un luogo creativo e così per i suoi politici ha inventato l’immortalità breve. Sono onnipotenti. A tempo. Da Arcore a Rignano. Il leader che spacca il Paese: di qua o di là, lo ami oppure lo detesti, in una dinamica che diventa una delega in bianco. A favore di chi sta con lui e di chi lo contrasta. Le elezioni europee del 2019, con la Lega al 34,3 per cento, hanno consacrato (e magari spiazzato) Matteo Salvini. Il centrodestra era lui, Palazzo Chigi alle porte: poi è andata diversamente. L’ultimo sondaggio di Pagnoncelli, con mille e più cautele, indica la Lega al 24, Fratelli d’Italia sopra il 16 e Forza Italia attorno al 7. Mentre il Pd supera di poco il 20 e i Cinque Stelle sono al 18. Sempre che sia così, in meno di un anno il modello Salvini-centrico è diventato un sistema in equilibrio. I primi quattro partiti divisi da appena otto punti, distanze più corte, una sorta di anticipo di proporzionale prima ancora che esista una legge proporzionale. Lo stesso centrodestra, se unito, sarebbe al 47,5: non una vittoria già scritta in tribuna ma una partita tutta da giocare in campo.

L’antico Polo delle Libertà inventato da Berlusconi è una lavagna dove qualcuno, prima o poi, dovrebbe mettersi a scrivere un programma di governo. Non un testo da opposizione militante, quello è facile e la squadra di Conte aiuta molto, e neppure il libro dei prestigiatori dove tutto è pagato con i buoni del tesoro e l’Europa alla fine resta avara e cattiva: ma un serio progetto alternativo. Se il Capitano non è più l’unico e il solo, dove sono gli altri? Chi prova una sintesi tra i sovranisti e gli europeisti? Chi spiega come si torna a scuola (si può fare anche dall’opposizione)? Se il centrodestra racconta da anni che l’Italia è il Paese dei moderati, non si capisce perché continui a spaventarli. Anche adesso che Salvini non è il protagonista assoluto e l’alibi per restare immobili si è perduto.

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