L’Italia in vacanza scorda le regole: code, spiagge prese d’assalto (e tornano i turisti stranieri)

Il 70% di turisti in meno

Secondo Giorgio Palmucci, presidente dell’Enit, alla stagione mancheranno all’appello il 60-70% dei turisti stranieri (tra i 120 e i 140 milioni di presenze) e circa il 50% di italiani (poco più di 100 milioni) rispetto al dato del 2019, quando si erano registrate 430 milioni di presenze nelle strutture recettive. Anche se in Italia l’indice di trasmissione del contagio di coronavirus si mantiene sotto la soglia di 1 in quasi tutte le regioni, preoccupano i nuovi focolai dell’infezione scoppiati nel Paese. Se ne contano al momento una decina, tra il Nord e il Sud (a Mondragone, Caserta, dove sono stati messi in quarantena i 700 residenti dei Palazzi ex Cirio; a Palmi; a Bologna, dove sono 107 i dipendenti contagiati del magazzino dell’azienda Bartolini; e poi ancora a Montecchio, Reggio Emilia, Bolzano, Como, nelle Province di Prato e Pistoia, Porto Empedocle, Alessandria, Roma e, da ultimo, nella città di Fiumicino dove il focolaio è stato innescato dal dipendente di un bistrot e si contano 8 positivi.

Il filo di luce

Palmucci intravede un filo di luce. «Da nostri sondaggi emerge che il 47% degli italiani a luglio e agosto farà almeno una settimana di vacanza. E più dell’80 prevede di restare in Italia». Secondo l’Enit la situazione è a macchia di leopardo. Più critica per le città d’arte come Firenze, Venezia e Roma e località di mare come Capri: «Qui gran parte del turismo proviene da America e Asia, i luoghi più colpiti dall’epidemia». Andrà meglio alle zone di riviera come quella romagnola e veneta, grazie ai tedeschi, austriaci e svizzeri. «Un turismo di prossimità. Perché si tratta di zone che hanno grandi spiagge dove è più facile garantire il distanziamento e sono raggiungibili con le auto. I flussi del traffico aereo sono da brividi». La buona notizia, continua Palmucci, proviene dalle analisi social: «L’Italia resta la destinazione più desiderata e la si associa sempre meno al Covid». Chiude con una previsione: «Si ritornerà ai livelli del 2019 non prima del 2023»

CORRIERE.IT

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