De Benedetti, ieri arresti e tangenti. “Domani” si vedrà…

Alessandro Sallusti

Si chiamerà Domani, ma meglio sarebbe chiamarlo Ieri, il nuovo quotidiano che Carlo De Benedetti, fresco orfano della Repubblica sta per portare in edicola.

L’ingegnere ne ha parlato lungamente l’altra sera ospita a Otto e mezzo di Lilli Gruber e senza vergogna è arrivato a dire che sarà l’unico giornale libero del panorama italiano perché il suo editore – cioè lui – è uomo libero e senza conflitti di interesse.

Può essere che oggi De Benedetti non abbia più molti interessi, data l’età ci sta. Ma per favore basta con la favola di De Benedetti – e dei suoi giornali – più puro dei puri. Fino a ieri non è stato così e lo sanno anche i muri della Repubblica oltre a quelli del Banco Ambrosiano, di Olivetti, di Omnitel e di Sorgenia, le più famose delle aziende che lui ha spolpato con l’aiuto di denaro pubblico e politici compiacenti. Salvo poi abbandonarle in stato fallimentare sul groppone di banche e creditori, mentre lui accumulava miliardi con la finanza più spregiudicata.

Ma davvero uno squalo simile può essere credibile quando parla dal suo rifugio svizzero di volere annullare «il divario sociale» attraverso l’introduzione di una «patrimoniale perpetua» o di «libertà di stampa perché in questo Paese – penso si riferisse all’Italia e non alla Svizzera – mancano editori puri»?

Di recente è stato sospettato dell’inverso, cioè di avere provato ad allargarlo, il divario sociale, mettendo a frutto in Borsa un’informazione super riservata che Matteo Renzi, allora premier, gli aveva soffiato al telefono su un’imminente riforma delle banche popolari.

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