10 moventi per Bonaccini segretario Pd

1) Il lockdown del Pd. Il partito più influente della coalizione di governo, il Pd, ha il ruolo di avvocato difensore del premier. Il ministro dell’Economia con i più ampi poteri di spesa della storia repubblicana, il piddino Gualtieri, è rinchiuso nel ruolo inanimato di ragioniere. Gli esponenti di punta di governo e del partito, dalla De Micheli a Misiani, ripetono nei vari talk e tg una cantilena spesso noiosa di quello che il governo ha fatto ma che immediatamente viene sconfessato da coloro che non hanno ricevuto la cassa integrazione o che hanno difficoltà a ottenere assistenza economica. Sarebbe bastato un decimo della sana propaganda del bonus 80 euro di Renzi a riassestare l’immagine.

2) Il Pd non può dipendere dal capodelegazione. Il capodelegazione del Pd al governo, Franceschini, navigato politico, è caricato oltremisura di missioni che poi devono fare i conti dall’assenza di leadership, o meglio di consenso sia dentro che fuori il partito (ricordiamo che non è stato in grado di farsi eleggere nel collegio di Ferrara, sua città natale). La sua preziosa golden share è carente della scuola democristiana vecchio stampo che prevedeva, poco o tanto, quel consenso di popolo necessario per direzionare nuovi equilibri e mediazioni all’interno del partito di appartenenza.

3)  Cercasi leadership disperatamente. Il Pd è sguarnito di un capo. Dopo Renzi il vuoto. Si è scelto un vocabolario desueto, prima, della “transizione”, con Martina, e poi con un congresso frutto dello slogan, mai esplicitato, ‘tutto fuorché Renzi’ e così i piddini si sono ritrovati al punto di partenza. Il partito, sul territorio, è ai minimi termini affidato, dove è possibile, all’immagine guida dei sindaci o dei presidenti di regione, quei pochi rimasti.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.