Palamara espulso dall’Anm

Espulso. Un anno dopo lo squarcio. L’Anm ha deciso su Luca Palamara. Il magistrato della procura di Roma, al centro dell’inchiesta dei pm di Perugia sul ‘mercato’ delle nomine degli uffici direttivi, non appartiene più al sindacato delle toghe. Resta un magistrato, anche se attualmente sospeso.

La decisione è arrivata nel primo pomeriggio di oggi, dopo che è stata rigettata la sua istanza. Voleva essere ascoltato, Palamara, e per questo era andato in Cassazione, dove la riunione si stava svolgendo. Ma il parlamentino delle toghe ha deciso che non poteva parlare. Perché lo statuto dell’ Anm prevede l’audizione davanti al collegio dei probiviri – dove però non è mai andato – e non davanti al comitato direttivo centrale. Immediata la reazione del magistrato indagato a Perugia: “Mi è stato negato il diritto di parola e di difesa, nemmeno l’inquisizione”, ha detto. “Ero venuto qui all’Anm, che considero la mia casa, per un dovere di chiarimento – ha aggiunto – per avere il dovere il e diritto di parlare e di potermi difendere: mi è stato negato”, ha detto, evidenziando il paradosso che proprio l’Anm si sciolse nel 1926 “perché veniva negato il diritto di parlare”, che va riconosciuto “a tutti”.

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