Il reddito di un italiano? È il 70% di quello di un tedesco: cresce in Europa la «Grande Divergenza»

di Federico Fubini

Giorni fa in una conferenza riservata fra economisti e responsabili di politica economica, qualcuno ha mostrato una semplice immagine. Era un grafico, ma aveva l’aria di un fantasma che si aggira per l’Europa. Rappresentava una stima dell’Ocse, l’organismo di Parigi, su come è cambiato e continua a cambiare il reddito medio per abitante in Italia, Francia, Spagna e Olanda rispetto a quello della Germania.

È l’immagine della Grande divergenza. La recessione di Covid-19 si sta rivelando l’acceleratore di una deriva che era in corso da un decennio, ma ora avanza a velocità tripla. Il reddito dell’italiano medio valeva nove decimi dell’equivalente tedesco all’innesco della crisi finanziaria globale dodici anni fa; dopo qualche anno di declino dell’Italia le proporzioni relative si erano poi stabilizzate da metà decennio, fino all’ultimo salto verso il basso adesso con la pandemia. Oggi il reddito dell’italiano medio vale appena sette decimi del corrispettivo tedesco. Si può solo chiedersi cosa accadrebbe, se le tendenze degli ultimi dodici anni proseguissero nei prossimi dodici. Il reddito medio in Italia scenderebbe fino a valere non più della metà di quello tedesco. La differenza fra gli abitanti dei due Paesi diventerebbe simile a quella che oggi separa gli italiani dagli ungheresi, o dai lettoni: economie con storie e categorie profondamente diverse, che tenere insieme solo grazie alla Banca centrale europea sarebbe sempre più difficile.

Quest’ombra sull’Europa è ciò che ha spinto ieri Angela Merkel a incalzare tutti i leader perché chiudano l’accordo sul Recovery Plan. La cancelliera tedesca sa che la Grande divergenza alla lunga diventerebbe una minaccia politica — non solo finanziaria — sull’intera area euro.

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