Stesso bersaglio, stessi cretini

Alessandro Sallusti

Se fosse ancora tra noi Indro Montanelli se la riderebbe di gusto a vedere il suo monumento imbrattato di vernice da quattro deficienti.

La grandezza di un uomo in vita la si misura dalle opere e dal pensiero, in morte da quanto opere e pensiero sono ancora in vita, al punto da suscitare discussione e divisioni per la loro forza e attualità. A quanto pare Montanelli è più vivo e attuale che mai, gli zombi sono i teppistelli che ieri e oggi si sono accaniti contro di lui. Ci sono diverse analogie tra l’attentato che Montanelli subì nel 1977 e l’offesa portata l’altra notte alla statua che lo immortala in quello stesso luogo. Era infatti giugno anche il mattino di 33 anni fa quando un commando delle Brigate Rosse gli sparò alle gambe ma soprattutto, allora come oggi, ad accanirsi contro di lui non furono coraggiosi rivoluzionari alla sua altezza almeno in quanto a coraggio, ma semplici coglioni invasati. Appena identificato (non ci volle molto) il suo killer se la cantò e incastrò tutta la banda formata da ragazzi viziati della borghesia milanese che dopo qualche anno Montanelli incontrò, abbracciò e perdonò.

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