Ecobonus 2020 e sconto in fattura, i limiti per le piccole imprese: così rischiano di essere tagliate fuori dal mercato

Marco Cimminella

Il decreto rilancio ha introdotto l’ecobonus 2020 con detrazione al 110 per cento per incoraggiare gli italiani a migliorare l’efficienza energetica e antisismica delle proprie abitazioni. La misura rende più convenienti per le famiglie alcune ristrutturazioni edilizie e così prova a rilanciare i cantieri, dando una mano al comparto edilizio fortemente danneggiato dalla crisi provocata dalla pandemia di covid-19. Tuttavia, il meccanismo dello sconto in fattura previsto dal provvedimento, che sostanzialmente permette a un soggetto di effettuare lavori in casa gratuitamente (o quasi), rischia di penalizzare le imprese più piccole, tagliandole fuori dal mercato.

“Lo sconto in fattura trasferisce alle imprese l’onere di anticipare il contributo statale riconosciuto al committente. Questo vuol dire che la ditta realizza i lavori senza percepire un euro, perché il richiedente usufruisce dell’agevolazione sotto forma di sconto immediato in fattura dell’importo dovuto. La società recupera la somma come credito d’imposta ma poi dovrà farsi carico di tutti i costi necessari per rivendere questo credito a banche e altri intermediari finanziari”, spiega a Business Insider Italia Claudio Giovine, direttore della divisione economica del Cna, Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. Che continua: “Si tratta di una discriminazione e penalizzazione nei confronti delle imprese più piccole, che hanno minore liquidità disponibile e più difficoltà a tenere i crediti in pancia per molto tempo”.

In altre parole, per le pmi sarà più complicato non solo anticipare i costi di tutti quegli interventi per cui è possibile richiedere le agevolazioni fiscali; ma anche conservare il credito per abbattere le imposte negli anni successivi. Operazioni più accessibili per utility e fornitori medio-grandi, che per dimensioni e capienza fiscale sono più in grado di incamerare i crediti e portarsi dietro le detrazioni. Certo, le imprese piccole potranno sempre vendere il credito accumulato, ma “la possibilità di cessione del credito a intermediari finanziari compensa solo in parte l’evidente svantaggio competitivo e limitatamente alle detrazioni al 110%”, fa notare l’esperto del Cna, ricordando che anche “l’Antitrust ha sottolineato in diverse circostanze che più l’impresa è piccola, maggiore è la difficoltà a conservare i crediti in pancia. Per loro non resta che cedere il credito sul mercato, ma costa tanto e alla fine finiscono per rimetterci”.

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