Le preoccupazioni del Pd per il sondaggio sui numeri di Conte

di Monica Guerzoni

La malizia con cui Di Battista ha paragonato la parabola di Conte a quella di Monti, quasi a volerne propiziare la caduta, conferma che la sfida per la leadership è iniziata e sarà cruenta. Evocando i sondaggi che premiavano il predecessore prima che fondasse Scelta civica, Di Battista ha in sostanza detto a Conte di non farsi illusioni. Non sapendo che, in quegli stessi numeri, il giurista pugliese rintraccia indizi favorevoli per il suo futuro politico.

Raccontano che il capo del governo sia stato molto colpito da un grafico che smentisce la «leggenda» di Mario Monti: l’ex premier non perse consenso di botto per la discesa in campo, ma cominciò a calare sin dalle prime settimane. Mentre Conte godrebbe ancora di un consenso che i fedelissimi descrivono come «pari a quello di Berlusconi nel periodo d’oro».
In questa fase delicatissima il premier giura di non sprecare «nemmeno una caloria» in simili ragionamenti e certo non intende raccogliere la sfida del congresso, con cui Di Battista ha spaccato il Movimento. «Ora il mio obiettivo è governare il Paese», ripete Conte in pubblico e in privato. Ma l’agitazione dei competitor sembra rivelare il contrario. L’ultima ricerca di Nando Pagnoncelli per Ipsos dice che se il professore si mettesse alla guida del M5S lo porterebbe dal 19,8 al 29,9 per cento. Numeri in grado di far sospirare anche il più modesto avvocato prestato alla politica.

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