Coronavirus, la cassa integrazione è un miraggio. Mezzo milione di persone a secco

di CLAUDIA MARIN

Roma, 14 giugno 2020 – Ai piani alti dell’Inps e del ministero del Lavoro i nervi sul pasticcio-disastro della cassa integrazione sono sempre più tesi e scoperti. E il numero uno dell’Istituto, il grillino Pasquale Tridico, è sempre più nella bufera, sotto i colpi delle opposizioni, ma anche di un larga fetta del Pd e di tutta Italia Viva. La scadenza finale del 12 giugno, indicata proprio dal presidente dell’ente come data ultima per il pagamento delle indennità di marzo e aprile, è passata, ma, sia da quanto risulta da fonti beninformate sia dalla raffica di testimonianze di lavoratori su siti e forum, sono ancora centinaia di migliaia i cassintegrati per l’emergenza Coronavirus rimasti a secco. I numeri dei poveri “sommersi” della cassa oscillano da oltre 400mila al doppio, senza che si riesca a venire a capo di una cifra univoca. 

La tensione e il nervosismo, insomma, sono alle stelle nell’alta dirigenza Inps, sempre più pressata da Tridico, a sua volta messo sotto esame dalla Catalfo. La situazione è di allarme al punto che non manca chi fa sapere che gli uffici fisici dell’Istituto non sono stati aperti per il timore che possano diventare oggetto della rabbia di cittadini disperati. 

Quel che è certo è che la versione semi-ufficiale dell’Istituto (di fatto rilanciata da parlamentari grillini) parla di un residuo di 420mila lavoratori in attesa che sarebbero stati pagati entro il 12 giugno. A sindacati, consulenti del lavoro e politici di opposizione esperti del settore, però, i conti non tornano. “Serve una svolta e serve subito – attacca Luigi Sbarra, segretario generale aggiunto della Cisl –. Ci sono ancora centinaia di migliaia di persone che aspettano la prima liquidazione tra prestazioni ordinarie, in deroga, Fis e fondi bilaterali. Lavoratrici e lavoratori lasciati a reddito zero da mesi. Ingiustizia clamorosa e bomba sociale da disinnescare”.

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