Efficienza, rapidità, progetti: le richieste dell’Europa

di Maurizio Ferrera

Con una velocità e un impegno sorprendenti, la Ue sta mettendo a punto una strategia di «recovery» (ripresa) molto ambiziosa. La crisi Covid-19 ha convinto i leader nazionali che il semplice coordinamento non basta più, occorre passare alla gestione in comune dell’economia europea. Se si sgretolano le sue fondamenta, nessun Paese si salva da solo. La proposta di von der Leyen prevede l’emissione di titoli garantiti dalla Ue e l’uso di parte dei fondi così raccolti in aiuti a fondo perduto. Non sono state ancora scritte le ultime parole. Ai cosiddetti Paesi «frugali» (Olanda, Austria, Danimarca e Svezia) gli aiuti non piacciono affatto, preferirebbero prestiti condizionati. Anche segmenti importanti dell’opinione pubblica e dell’establishment tedeschi nutrono seri dubbi. Angela Merkel è però riuscita a far digerire l’idea al Bundestag. Meritandosi così, al crepuscolo della sua carriera, la palma di autentica statista. I pregiudizi nordeuropei contro il «club med» e l’Italia in particolare si sono attenuati, ma non sono spariti. Si teme che la valanga di soldi diretti verso Sud vada sprecata. Venerdì scorso, in un’intervista, Merkel ha di nuovo cercato di rassicurare i tedeschi su questo punto: la Ue vigilerà sull’impiego dei soldi. E ha aggiunto che il premier italiano Conte sta per lanciare un piano «per cambiare il suo Paese» e abbattere la burocrazia.

Le parole della Cancelliera sono un apprezzamento, ma anche un avvertimento: non deludetemi, mantenete gli impegni. La vittoria che il governo Conte ha oggettivamente ottenuto a Bruxelles, anche grazie a Spagna e Francia, sul fronte degli aiuti esterni carica dunque sulle sue spalle una enorme responsabilità interna. Abbiamo sostenuto che la salute di ciascun Paese membro riguarda anche tutti gli altri. Li abbiamo convinti e saremo aiutati. Se non prendiamo le medicine giuste, saremo noi a danneggiare chi ci aiuta, oltre che ovviamente noi stessi. La nostra sarà stata così una vittoria di Pirro.

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