La scienza a orologeria

Alessandro Sallusti

C’è stato un tempo in cui le decisioni che riguardavano la vita degli italiani venivano prese dalla politica, il che più o meno ha coinciso con la ricostruzione post bellica e con gli anni del boom economico.

Poi c’è stato un lungo tempo (purtroppo non concluso) nel quale l’ha fatta da padrona la magistratura, che si è messa a indirizzare e condizionare le scelte politiche con vari sotterfugi e interventi a orologeria (solitamente alla vigilia di elezioni) ed è iniziata la decrescita del Paese. Oggi è la volta degli scienziati, che pretendono – senza averne alcun titolo, almeno fino a quando è in essere una democrazia formale – di decidere al posto di governi e Parlamento sulle libertà degli italiani.

L’ultimo caso ieri. Tale Nino Cartabellotta, fondatore e anima della fondazione di ricerca Gimbe, ha dichiarato con solennità che le regioni del Nord, e in particolare la Lombardia, non devono aprire le loro frontiere, che farlo sarebbe da pazzi e di avere il «sospetto» (senza portare alcuna prova) che la Lombardia pur di riaprire stia truccando i dati dei contagi, ovviamente al ribasso.

Io non so perché Cartabellotta abbia deciso di inquinare i pozzi con i suoi sospetti, certo è che il suo – a ventiquattro ore dalla decisione del governo sulle riaperture – sa tanto di annuncio a orologeria, tipo quelli dei magistrati a ridosso di snodi politici rilevanti. In altre parole ha il sapore di un’indebita interferenza sui regolari processi democratici.

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