Ballando sul Titanic

Ballando sul

Ricapitolando, i fatti (sempre prima i fatti): Matteo Renzi, il solito Renzi, che nelle giornate in cui i riflettori sono accesi ha un bisogno ontologico di entrare nel cono di luce, stavolta si inventa di non partecipare al voto in Giunta, dove si discute l’autorizzazione a procedere di Salvini, sul caso Open Arms. Detto oggi, sembra un’era geologica fa, politicamente e sentimentalmente, ma la questione scosse assai le coscienze la scorsa estate, quando l’allora ministro dell’Interno bloccava più o meno ogni settimana una nave di poveri cristi a largo. Tra le più scosse allora c’era quella di Davide Faraone, attuale capogruppo di Italia Viva al Senato, che a luglio salì sulla Sea watch di Carola Rakete (ricordate: la Capitana che resiste al Capitano) assieme a Delrio, Orfini e Fratoianni per denunciare l’indegno “traffico di esseri umani” da parte di Salvini.

Ma stiamo all’oggi: in Giunta, la pattuglia renziana, a sorpresa, decide di non partecipare al voto con i suoi tre senatori, mossa non particolarmente azzeccata dal punto di vista parlamentare perché, anche senza il soccorso dei tre assenti, Salvini si  sarebbe salvato lo stesso, numeri alla mano, il che rappresenta un evidente colpo all’autostima di chi ha l’ambizione di essere un novello Ghino di Tacco. La motivazione, con cui viene spiegato il gesto, è che dal “complesso della documentazione prodotta non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex ministro dell’Interno” ma Salvini avrebbe agito “con l’avallo del governo”.

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