La mafia, una piaga che si può guarire

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di   Dacia Maraini

Falcone ha detto che la mafia come è cominciata, finirà. Credo che sia importante ripeterlo, perché molti, osservando le capacità di adattamento di Cosa nostra, danno per scontato che non finirà mai. Intanto bisogna ricordare che mafia e criminalità cittadina sono due cose diverse. La criminalità è endemica e la si trova ovunque. La sua forza sta in una brutalità anarcoide e priva di sistema. La mafia invece è un potere parallelo che si basa sul consenso dal basso, ragiona in forma strategica, ha ambizioni governative, anche se si tratta di un governo ombra, si avvale di un piccolo ma agguerrito esercito, dispone di tanti soldi e usufruisce di una rete diplomatica e politica internazionale. Un vero e proprio Stato nello Stato, che conta sulla complicità di parti importanti delle Istituzioni. Questa è la sua unicità e la sua forza. La mafia è cominciata a metà dell’800 con i gabellotti che, per insipienza e pigrizia dei grandi proprietari terrieri, mantenevano per conto loro l’ordine fra i contadini. Passa poi nelle città e prende a controllare i mercati del pesce e della carne. Diventa potente perché sa ricattare, corrompere e uccidere. Ma sa anche trattare con le amministrazioni locali trattando complicità dal basso con chi sente lo Stato assente.

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